Formazione "il FIGLIO dell'UOMO" ARGOMENTO dalla STAMPA QUOTIDIANA

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" i Quattro VANGELI " della CHIESA CATTOLICA , Matteo, Marco, Luca, Giovanni, testi a lettura affiancata scarica i file cliccando sopra Italiano-Latino Italiano-Inglese Italiano-Spagnolo

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Pd, confronto al novantesimo minuto.

"E ora venite in tanti a votarci"

"Murdoch sta già tremando...", gongola con un pizzico di ironia Walter Verini, già consigliere fidatissimo di Veltroni e ora direttore di Youdem, l'unica tv autorizzata a riprendere e trasmettere il confronto tv tra i tre candidati alla guida del Pd. Perciò godetevelo. Studiatevelo bene. Difficilmente da q

2009-10-17

Ingegneria Impianti Industriali

Elettrici Antinvendio

ST

DG

Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE

 

L'ARGOMENTO DI OGGI

 

Il Mio Pensiero:

Dal Sito Internet di

CORRIERE della SERA

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2009-10-17

DOVE SI VOTA

1. Ci saranno 10mila seggi elettorali e 175 collegi in tutta Italia. Tra i posti più insoliti anche parrocchie, cinema e seggi itineranti.

COME SI VOTA

1. Per partecipare bisogna versare 2 euro. Possono votare Sedicenni e immigrati con permesso di soggiorno. Si eleggono anche i segretari regionali e i membri dell'assemblea nazionale

DOPO IL VOTO

1. E' eletto chi supera il 50% delle preferenze. Se nessuno raggiunge la maggioranza assoluta si va al ballottaggio tra i primi due all'assemblea nazionale il 7 novembre. Resta possibile un accordo politico per eleggere direttamente il più votato alle primarie

CORRIERE della SERA

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2009-10-25

Il popolo del Pd sceglie il suo leader

Sfida tra Bersani, Franceschini e Marino. Fassino: "Partecipazione straordinaria"

1. Ci saranno 10mila seggi elettorali e 175 collegi in tutta Italia. Tra i posti più insoliti anche parrocchie, cinema e seggi itineranti.

1. Per partecipare bisogna versare 2 euro. Possono votare Sedicenni e immigrati con permesso di soggiorno. Si eleggono anche i segretari regionali e i membri dell'assemblea nazionale

1. E' eletto chi supera il 50% delle preferenze. Se nessuno raggiunge la maggioranza assoluta si va al ballottaggio tra i primi due all'assemblea nazionale il 7 novembre. Resta possibile un accordo politico per eleggere direttamente il più votato alle primarie

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- primarie 2007

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MILANO - Sono aperti dalle 7 di questa mattina i seggi per la scelta del candidato segretario del Pd. La sfida è tra il segretario uscente, Dario Franceschini, Pierluigi Bersani, in vantaggi nella consultazione fra gli iscritti, e Ignazio Marino. Si vota fino alle 20. I risultati ufficiosi sono attesi in tarda serata. Per il voto gli elettori devono munirsi di documento di identità e scheda elettorale. Possono votare anche i sedicenni, che devono presentarsi al seggio con la carta di identità, e gli stranieri che hanno il permesso di soggiorno.I seggi, circa 10 mila, sono allestiti in tutta Italia in circoli del pd, gazebi e strutture scelte dal Pd per la circostanza.

AFFLUENZA - "Una partecipazione straordinaria - commenta a metà mattinata Piero Fassino - una bella giornata per la democrazia, una prova di vitalità e forza del Partito democratico. "A poche ore dall'apertura dei seggi - sottolinea Fassino - ovunque si registrano file piene di cittadini, a conferma di quanto le primarie siano strumento prezioso per coinvolgere gli elettori, dar loro voce e rendere manifesta la volontà di quanti vogliono battersi per un'alternativa politica alla destra".

 

24 ottobre 2009

 

 

 

 

 

2009-10-24

Sfida per le primarie,

oggi gli ultimi appelli

Bersani: un successo se votano tra 1,5 e 2 milioni di elettori. Parisi: scelgo Franceschini

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Primarie e testimonial

1. Ci saranno 10mila seggi elettorali e 175 collegi in tutta Italia. Tra i posti più insoliti anche parrocchie, cinema e seggi itineranti.

1. Per partecipare bisogna versare 2 euro. Possono votare Sedicenni e immigrati con permesso di soggiorno. Si eleggono anche i segretari regionali e i membri dell'assemblea nazionale

1. E' eletto chi supera il 50% delle preferenze. Se nessuno raggiunge la maggioranza assoluta si va al ballottaggio tra i primi due all'assemblea nazionale il 7 novembre. Resta possibile un accordo politico per eleggere direttamente il più votato alle primarie

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ROMA — "Sarà un grande successo se voteranno tra 1,5 e due milioni di elettori". Pierluigi Bersani fissa a que­sta cifra l’asticella delle prima­rie e domani nella notte si sa­prà se sarà superata e chi sarà il vincitore tra i tre candidati alla segreteria. Oltre all’ex mi­nistro, sono in corsa il segre­tario in carica Dario France­schini e Ignazio Marino. Vigi­lia che non risparmia duelli e punture di spillo tra gli sfi­danti, schieramenti dell’ulti­ma ora e timori di brogli nel­le regioni più difficili. Dopo Jean Leonard Touadi, ex assessore veltroniano ori­ginario del Congo, sarà una donna l’altro vice di Dario Franceschini. Oltre alla già nota Debora Serracchiani, si fa il nome di un’altra giova­ne, la sarda Francesca Barrac­ciu, superstar di preferenze (117 mila) alle Europee. Ma, come ha spiegato lo stesso Franceschini, saranno le don­ne del partito a scegliere il no­me dopo il voto. Ticket che non piace al bersaniano Nico­la Latorre: "Mi sembra una ro­ba molto vecchia".

Una di­chiarazione che si guadagna il rimbrotto di Franco Mona­co: "Sminuire la scelta di Touadi è una caduta di stile". A proposito di frecciate, c’è da registrare quella di Massi­mo D’Alema da Barletta: "Dobbiamo costruire il parti­to e serve una ragionevole preparazione professionale. Lo dico senza nessuna pole­mica verso Marino. Non ho mai detto che deve tornare a fare il chirurgo. Ho detto che deve tornare a fare il lavoro che fa con me. È un mio colla­boratore da diversi anni e diri­ge una parte fondamentale della Fondazione Italianieuro­pei ". Sergio Cofferati conte­sta "questo modo di scredita­re " gli avversari: "Sono mol­to curioso di vedere cosa ri­sponderà Marino a questa chiamata alle armi del suo presunto datore di lavoro". Marino preferisce non rispon­dere, ma interviene Sandro Gozi: "Questa gente non ha capito che il mondo è andato avanti, non si ragiona più co­sì. Noi ribadiamo il nostro no all’inciucio e al voto utile".

Intanto continuano gli en­dorsement. Dopo lunga esita­zione, Arturo Parisi sceglie Franceschini: "Se due anni fa Veltroni, che sembrava il so­stenitore di un’idea ulivista, finì presto sostenuto da tutto l’apparato, questa volta Fran­ceschini che, a febbraio fu a me opposto come candidato dell’apparato, è andato schie­randosi su posizioni innova­trici ". Bersani, invece, espri­me soddisfazione per il soste­gno di Nando Dalla Chiesa. Rosy Bindi prosegue la po­lemica sui candidati bersania­ni del Sud: "Se Bassolino e Lo­iero avessero sostenuto Fran­ceschini, come gli era stato chiesto, non ci sarebbero sta­ti problemi". Come dire, nes­suno rivendichi purezze nuo­viste che non gli appartengo­no. E sempre la Bindi contrat­tacca su un tema che ha fino­ra coinvolto soprattutto la Campania di Bassolino, ovve­ro la questione morale, dalle tessere gonfiate alle infiltra­zioni malavitose: "In Sicilia c’è un rischio grave di inqui­namento della primarie". Quella Sicilia nella quale Fran­ceschini ha fatto il pieno tra gli iscritti. Oggi è l’ultima giornata di campagna. Franceschini sarà a Marzabotto, a pronunciare l’ultimo discorso, sulla liber­tà. Bersani chiuderà a Milano, alla marcia sul lavoro. E an­che Marino sarà a Milano a ri­badire le sue idee su lavoro, economia verde e diritti civili.

Alessandro Trocino

24 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

 

2009-10-23

A due giorni dalle primarie contuinua la discussione nel PD

Letta: "Alleanze necessarie per governare e battere la destra"

Primarie, conto alla rovescia

Veltroni: "Non si torni all'Unione"

Ichino: "Solo Marino può far uscire la sinistra da una politica asfittica"

Primarie, conto alla rovescia Veltroni: "Non si torni all'Unione"

ROMA - Una bomba a due giorni dalle primarie. Il caso Marrazzo scuote il Pd ma non ne ferma la marcia verso il voto di domenica. Si continua a discutere su possibilità e scenari, su chi vincerà e come. Sul tavolo classe politica del Sud e rischio scissione, questione delle alleanze ed esigenze di rinnovamento.

Dopo l'annuncio del ticket con Souadi, Franceschini riceve stamattina il completo appoggio di Veltroni. L'ex segretario attacca a tutto campo. Quello targato Bersani-D'Alema è un "Pd con ambizioni minori", un partito che non risolve il "problema Bassolino". Un partito che guarda al passato, che vuole ricostruire l'Unione. "Una posizione esplicitamente lontana dal progetto che si vuole realizzare". L'ex sindaco di Roma non risparmia frecciate all'amico-nemico di un'intera vita politica: "Quando D'Alema dice che per lui la vocazione maggioritaria è vincere le elezioni da un lato dice un'ovvietà, e dall'altro segna con profondità le nostre posizioni". Veltroni pensa all'ultima stagione, al Prodi perennemente in bilico, "alla vittoria senza possibilità di governare", all'affermazione "che non consente le riforme". Poi tratteggia il suo profilo futuro. "Con Bersani segretario starò nel Pd come ci sto adesso, senza fare minoranze e correnti", mentre "Franceschini è in coerenza con le ragioni della nascita del Pd".

Affidabilità, fiducia, convinzione. Enrico Letta delinea così l'eventuale segreteria Bersani. E affronta i nodi delle candidature al Sud: "Guardiamo quelle alle segreterie regionali". Lorenza Basso in Liguria, Enzo Amendola in Campania e molti altri "sono la prova tangibile del rinnovamento" auspicato da più parti. Certo, al Sud ci sono problemi e bisognerà lavorare. Letta auspica un partito vivo, che discuta, che superi l'errore fatto in partenza con le primarie di due anni fa: "Primarie non competitive e logica del plebiscito impedirono a Veltroni di far fronte ai problemi del dopo voto". E su D'Alema: "Franceschini ha esagerato sostituendolo a Bersani". Il futuro del Pd targato Bersani e quello di un partito che cerca alleati per governare. "Non dobbiamo avere paura delle alleanze, sono necessarie per governare e per mandare a casa Berlusconi".

Il fronte Marino è impeganto a sottolineare la novità rappresentata dal chirurgo di Genova. "Una segreteria libera dagli schemi, libera dalle gabbie in cui spesso è costretta la politica", commenta Piero Ichino che non le manda a dire sul "Lodo Scalfari", una questione su cui "non c'è bisogno di Ignazio, basterà che uno dei due faccia convergere i propri voti sull'altro". Il giuslavorista legge la candidatura di Marino come la realizzazione del "proggetto Pd lanciato da Veltroni due anni fa al discorso del Lingotto". Oltre la laicità anche altre le battaglie all'opposizione di un partito targato Marino. Drastica riduzione dell'Irpef, riforma del mercato e del diritto del lavoro, "posizioni sulle quali Marino non ha chiesto il permesso ai sindacati".

Franceschini, l'indagine sulle donne - Da un lato la difficoltà a trovare lavoro o una realtà di sottoccupate insoddisfatte, dall'altra la mancanza o inadeguatezza di servizi che consentano di rendere sostenibile il ruolo dato per scontato di madre-moglie-lavoratrice. E' questo, in estrema sintesi, il ritratto che esce da un'inchiesta sull'universo femminile condotta nel capoluogo lombardo dalle candidate teste di lista della mozione Franceschini in vista delle primarie di domenica per scegliere il leader del Pd.

 

 

(23 ottobre 2009) Tutti gli articoli di politica

 

 

 

 

 

 

2009-10-22

Franceschini: "No a donne -oggetto.

Una legge per tutelarne la dignità"

"La tv presenta corpi femminili come oggetto di consumo, questo è il modello dell'Italia patinata"

1. Ci saranno 10mila seggi elettorali e 175 collegi in tutta Italia. Tra i posti più insoliti anche parrocchie, cinema e seggi itineranti.

1. Per partecipare bisogna versare 2 euro. Possono votare Sedicenni e immigrati con permesso di soggiorno. Si eleggono anche i segretari regionali e i membri dell'assemblea nazionale

 

1. E' eletto chi supera il 50% delle preferenze. Se nessuno raggiunge la maggioranza assoluta si va al ballottaggio tra i primi due all'assemblea nazionale il 7 novembre. Resta possibile un accordo politico per eleggere direttamente il più votato alle primarie

Dario Franceschini (Afp)

PALERMO - "L'uso delle donne è diventato insopportabile. La tv presenta corpi femminili come oggetto di consumo, questo è il modello patinato dell'Italia patinata".

UNA LEGGE - Lo ha detto Dario Franceschini, candidato alla segreteria nazionale del Pd, oggi a Palermo. "Faccia il Parlamento una legge che punisca i comportamenti - ha aggiunto - contro la dignità delle donne". "Mi chiedo se può essere la bellezza - ha osservato Franceschini - il requisito per l'accesso alle istituzioni". "Se chi ha offeso le donne non sente il bisogno - ha detto - di chiedere scusa lo faccio io a nome di tutti gli uomini".

 

23 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Franceschini: "Touadi sarà il mio vice segretario. Anche perché è nero"

"È in Italia dal 1970, ha tre lauree ed è parlamentare del Pd. Servono sccelte coraggiose"

1. Ci saranno 10mila seggi elettorali e 175 collegi in tutta Italia. Tra i posti più insoliti anche parrocchie, cinema e seggi itineranti.

1. Per partecipare bisogna versare 2 euro. Possono votare Sedicenni e immigrati con permesso di soggiorno. Si eleggono anche i segretari regionali e i membri dell'assemblea nazionale

1. E' eletto chi supera il 50% delle preferenze. Se nessuno raggiunge la maggioranza assoluta si va al ballottaggio tra i primi due all'assemblea nazionale il 7 novembre. Resta possibile un accordo politico per eleggere direttamente il più votato alle primarie

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Jean Leonard Touadi (Lapresse)

ROMA - Dario Franceschini ha scelto il suo vice. Se sarà eletto segretario del Pd nelle primarie di domenica prossima, il numero due del Partito democratico sarà Jean Leonard Touadi. "Il Pd è nato per cambiare il Paese e questo richiede scelte coraggiose, come quella di vivere davvero la società multietnica e rompere il legame tra criminalità e immigrazione", ha detto Franceschini. "Per questo ho chiesto a una persona che è in Italia dal 1970, ha tre lauree, ed è parlamentare del Pd, di essere il mio vice segretario. Ho scelto Touadi perché è un intellettuale, ma anche perchè è nero e lo dico senza ipocrisie", ha aggiunto Franceschini. "È un modo per sfidare la destra".

ITALIANO DAL 1986 - Touadi ha 50 anni, è nato in Congo e dal 1986 è cittadino italiano. È stato giornalista alla Rai dove ha condotto il programma Un mondo a colori ed è professore di geografia dello sviluppo all'università di Tor Vergata a Roma. Prima di essere eletto parlamentare del Pd è stato assessore con Walter Veltroni alle politiche giovanili e alla sicurezza al Comune di Roma. "Accetto volentieri la proposta di Franceschini", ha risposto Touadi. "Ho sempre evitato come la peste di entrare in quel gioco per cui chi è nero diventa folcloristico. Non sfugge a nessuno che non sono nato a Trastevere, ma sento l'Italia come il mio Paese".

 

22 ottobre 2009

 

 

 

 

DOVE SI VOTA

1. Ci saranno 10mila seggi elettorali e 175 collegi in tutta Italia. Tra i posti più insoliti anche parrocchie, cinema e seggi itineranti.

COME SI VOTA

1. Per partecipare bisogna versare 2 euro. Possono votare Sedicenni e immigrati con permesso di soggiorno. Si eleggono anche i segretari regionali e i membri dell'assemblea nazionale

DOPO IL VOTO

1. E' eletto chi supera il 50% delle preferenze. Se nessuno raggiunge la maggioranza assoluta si va al ballottaggio tra i primi due all'assemblea nazionale il 7 novembre. Resta possibile un accordo politico per eleggere direttamente il più votato alle primarie

 

2009-10-17

Franceschini: "Touadi sarà il mio vice segretario. Anche perché è nero"

"È in Italia dal 1970, ha tre lauree ed è parlamentare del Pd. Servono sccelte coraggiose"

1. Ci saranno 10mila seggi elettorali e 175 collegi in tutta Italia. Tra i posti più insoliti anche parrocchie, cinema e seggi itineranti.

1. Per partecipare bisogna versare 2 euro. Possono votare Sedicenni e immigrati con permesso di soggiorno. Si eleggono anche i segretari regionali e i membri dell'assemblea nazionale

1. E' eletto chi supera il 50% delle preferenze. Se nessuno raggiunge la maggioranza assoluta si va al ballottaggio tra i primi due all'assemblea nazionale il 7 novembre. Resta possibile un accordo politico per eleggere direttamente il più votato alle primarie

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Jean Leonard Touadi (Lapresse)

ROMA - Dario Franceschini ha scelto il suo vice. Se sarà eletto segretario del Pd nelle primarie di domenica prossima, il numero due del Partito democratico sarà Jean Leonard Touadi. "Il Pd è nato per cambiare il Paese e questo richiede scelte coraggiose, come quella di vivere davvero la società multietnica e rompere il legame tra criminalità e immigrazione", ha detto Franceschini. "Per questo ho chiesto a una persona che è in Italia dal 1970, ha tre lauree, ed è parlamentare del Pd, di essere il mio vice segretario. Ho scelto Touadi perché è un intellettuale, ma anche perchè è nero e lo dico senza ipocrisie", ha aggiunto Franceschini. "È un modo per sfidare la destra".

ITALIANO DAL 1986 - Touadi ha 50 anni, è nato in Congo e dal 1986 è cittadino italiano. È stato giornalista alla Rai dove ha condotto il programma Un mondo a colori ed è professore di geografia dello sviluppo all'università di Tor Vergata a Roma. Prima di essere eletto parlamentare del Pd è stato assessore con Walter Veltroni alle politiche giovanili e alla sicurezza al Comune di Roma. "Accetto volentieri la proposta di Franceschini", ha risposto Touadi. "Ho sempre evitato come la peste di entrare in quel gioco per cui chi è nero diventa folcloristico. Non sfugge a nessuno che non sono nato a Trastevere, ma sento l'Italia come il mio Paese".

 

22 ottobre 2009

 

 

 

 

Dario Franceschini, il segretario

1. Ci saranno 10mila seggi elettorali e 175 collegi in tutta Italia. Tra i posti più insoliti anche parrocchie, cinema e seggi itineranti.

1. Per partecipare bisogna versare 2 euro. Possono votare Sedicenni e immigrati con permesso di soggiorno. Si eleggono anche i segretari regionali e i membri dell'assemblea nazionale

1. E' eletto chi supera il 50% delle preferenze. Se nessuno raggiunge la maggioranza assoluta si va al ballottaggio tra i primi due all'assemblea nazionale il 7 novembre. Resta possibile un accordo politico per eleggere direttamente il più votato alle primarie

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Dario Franceschini (Eidon)

Dario Franceschini è nato a Ferrara il 19 ottobre 1958. E’ sposato dal 1986 con Silvia ed ha due figlie, Caterina e Maria Elena. Si è laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Ferrara con una tesi in Storia delle Dottrine e delle Istituzioni politiche. Il suo impegno politico inizia nell'autunno del 1974 quando fonda, al Liceo Scientifico "Roiti" di Ferrara, l’Associazione Studentesca Democratica di ispirazione cattolica e centrista. Si iscrive alla DC dopo l'elezione a segretario di Benigno Zaccagnini e dopo due anni viene eletto Delegato Provinciale dei giovani DC. Nel 1980 viene eletto Consigliere Comunale di Ferrara e nel 1983 capogruppo consiliare. Alle successive elezioni amministrative del 1985 e del 1990 è capolista della DC e primo degli eletti. Nel 1984 entra nella Direzione Nazionale del Movimento giovanile dc per il quale fonda la rivista mensile "Nuova Politica". Chiusa l'esperienza dei giovani Dc entra negli organismi provinciali e regionali del partito e dirige a Roma il mensile "Settantasei" che raccoglie i giovani quadri della sinistra dc. Viene chiamato anche alla vicedirezione del mensile "Il Confronto" e nella redazione del settimanale del partito "La Discussione". Nella fase di trasformazione della DC in PPI invita il partito, all'Assemblea Costituente di Roma del 1993, a scegliere con determinazione, come conseguenza del nuovo sistema elettorale maggioritario, la via dell'alleanza tra centro e sinistra. Conseguentemente, dopo la decisione del PPI di candidarsi alle elezioni del 1994 come "terzo polo", aderisce ai Cristiano Sociali, fondando il movimento a Ferrara e divenendone Consigliere Nazionale. Nel 1994 diventa Assessore alla Cultura e Turismo del Comune di Ferrara. Nel 1995, a seguito di una spaccatura nel centrosinistra della provincia, accetta di candidarsi a Sindaco per una lista composta da Cristiano Sociali, Laburisti e Verdi e raccoglie il 20% dei voti. Dopo la scissione del PPI e l'adesione dello stesso a L'Ulivo rientra nel partito. Dal 1997 al 1999 è chiamato all’incarico di vicesegretario nazionale. Nell’ultimo Congresso nazionale del PPI è fra i tre candidati all’incarico di Segretario Politico e successivamente entra a far parte della Direzione nazionale e dell’Ufficio di segreteria con l’incarico per le politiche della Comunicazione. Entra nel secondo Governo D’Alema come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle Riforme Istituzionali e viene confermato nello stesso incarico nel successivo governo Amato. A nome del Governo segue in particolare il tema della legge elettorale, e sino all'approvazione definitiva, la legge costituzionale di riforma degli Statuti delle Regioni a Statuto speciale, l'introduzione del Diritto di voto per gli italiani all'estero e le modifiche al Titolo V della Costituzione. Alle elezioni politiche del 2001 è candidato dell’Ulivo alla Camera dei Deputati nel Collegio maggioritario di Ferrara e capolista della Margherita nella quota proporzionale nelle Marche. Eletto Deputato diviene componente della Giunta delle elezioni e della I Commissione permanente Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni. E' stato componente dell'Assemblea Parlamentare dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE). E' socio fondatore dell'Associazione interparlamentare per il commercio equo e solidale. Tra i fondatori della Margherita, nel luglio 2001 entra a far parte del Comitato Costituente del partito, del quale diventa Coordinatore dell'Esecutivo Nazionale. Viene confermato in Direzione e in Assemblea Federali e nell’incarico di Coordinatore al Congresso Costituente di Parma del 2002 e al Congresso di Rimini del 2004. E' membro del Direttivo del Partito Democratico Europeo. Alle elezioni politiche del 2006 è capolista dell'Ulivo nella circoscrizione Lombardia II e candidato in Emilia-Romagna, per la quale opta. E' stato Presidente del nuovo gruppo parlamentare "L'Ulivo" alla Camera dei Deputati dal maggio 2006 all'ottobre 2007. Dopo aver ricoperto l'incarico di Vicesegretario del Partito Democratico il 21 febbraio 2009 durante l'Assemblea Nazionale si candida a Segretario Nazionale in seguito alle dimissioni di Walter Veltroni e viene eletto con 1.047 voti. E' componente della Commissione parlamentare Unione Europea e membro della delegazione italiana presso il Consiglio d'Europa e l'Unione dell'Europa Occidentale.

(dal sito del Partito democratico)

 

19 ottobre 2009

 

 

 

 

Ignazio Marino, l'outsider

1. Ci saranno 10mila seggi elettorali e 175 collegi in tutta Italia. Tra i posti più insoliti anche parrocchie, cinema e seggi itineranti.

1. Per partecipare bisogna versare 2 euro. Possono votare Sedicenni e immigrati con permesso di soggiorno. Si eleggono anche i segretari regionali e i membri dell'assemblea nazionale

1. E' eletto chi supera il 50% delle preferenze. Se nessuno raggiunge la maggioranza assoluta si va al ballottaggio tra i primi due all'assemblea nazionale il 7 novembre. Resta possibile un accordo politico per eleggere direttamente il più votato alle primarie

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Ignazio Marino (Eidon)

Sono nato a Genova 54 anni fa, sono un chirurgo specializzato in trapianti d'organo, attualmente senatore del Partito Democratico. A 14 anni mi sono trasferito a Roma. Mi sono laureato in medicina all'Università Cattolica e ho iniziato a lavorare presso il Policlinico Gemelli. La passione per i trapianti mi ha spinto a confrontarmi con altri contesti universitari e professionali. All'inizio degli anni '80, per specializzarmi, ho studiato prima in Inghilterra, a Cambridge, e poi negli USA presso la University of Pittsburgh, centro d'eccellenza mondiale per i trapianti. Nel 1993 sono diventato Co-direttore del Centro Trapianti del "Veterans Affairs Medical Center", l'unico dipartimento per trapianti di fegato appartenente al governo degli Stati Uniti. Volendo importare in Italia quelle competenze acquisite durante l’esperienza americana, nel 1999 ho contribuito a fondare e ho diretto l’ISMETT, il centro trapianti multiorgano di Palermo. Nel luglio del 2001 ho eseguito il primo trapianto di fegato in Italia su un paziente sieropositivo. Nonostante la professione medica mi abbia spinto fuori dai confini italiani, ho seguito con passione la vita politica del nostro paese e ho partecipato al dibattito pubblico collaborando con La Repubblica, la Fondazione Italianieuropei e L'Espresso. Su quest'ultimo è stata pubblicato, nell'aprile 2006, il "Dialogo sulla vita", una mia conversazione sui temi etici con il Cardinale Martini. Nel 2005 ho scritto il mio primo libro "Credere e curare" edito da Einaudi e nello stesso anno ho fondato IMAGINE ONLUS, associazione no-profit che s’impegna per la solidarietà internazionale, con particolare attenzione alle tematiche della sanità. Nel 2006 sono tornato in Italia e ho deciso di candidarmi al Senato come indipendente, venendo eletto nelle fila dei Democratici di sinistra. In quella legislatura ho ricoperto l’incarico di Presidente della commissione igiene e sanità del Senato e ho iniziato ad impegnarmi perché anche l’Italia si dotasse di una legge sul testamento biologico. Sul versante della ricerca, ho ottenuto la creazione di un fondo – approvato in due diverse leggi Finanziarie – destinato ai giovani ricercatori, valutati da una commissione di scienziati under 40, secondo il criterio della peer review. Alle elezioni politiche del 2008 mi sono ricandidato e sono stato rieletto senatore. Sono membro della Commissione igiene e sanità e Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio Sanitario Nazionale. La presidenza della commissione sul SSN mi offre la possibilità di viaggiare per il Paese e conoscere lo stato delle strutture sanitarie italiane difendendo, così, il diritto dei pazienti italiani a ricevere cure e servizi di qualità.

(dal sito del Partito democratico)

 

19 ottobre 2009Pierluigi Bersani, il favorito

1. Ci saranno 10mila seggi elettorali e 175 collegi in tutta Italia. Tra i posti più insoliti anche parrocchie, cinema e seggi itineranti.

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Pier Luigi Besani (LaPresse)

Pier Luigi Bersani nasce il 29 settembre del 1951 a Bettola, comune montano della valle del Nure in provincia di Piacenza. La sua è una famiglia di artigiani. Suo padre Giuseppe era meccanico e benzinaio. Dopo aver frequentato il liceo a Piacenza, Bersani si iscrive all'università di Bologna dove si laurea in Filosofia, con una tesi su San Gregorio Magno. Sposato con Daniela dal 1980, ha due figlie Elisa e Margherita. Dopo una breve esperienza da insegnante, si dedica completamente alla attività amministrativa e politica. Viene eletto consigliere regionale dell'Emilia-Romagna. Ne diventerà il presidente il 6 luglio 1993. Riconfermato alla presidenza nell'aprile del 1995, si dimetterà nel maggio del 1996 quando sarà nominato Ministro dell'Industria dal Presidente del Consiglio Romano Prodi. Dal 23 dicembre 1999 al giugno 2001 Pierluigi Bersani ricopre la carica di Ministro dei Trasporti. Alle elezioni politiche del 2001 viene eletto deputato per la prima volta nel collegio 30 Fidenza-Salsomaggiore. Insieme a Vincenzo Visco, fonda Nens (Nuova Economia Nuova Società). Dopo il congresso dei Ds al Bpa Palas di Pesaro nel novembre 2001, Bersani è membro della Segreteria nazionale e viene nominato responsabile economico del partito. Nel 2004 è eletto Parlamentare europeo con 342.296 preferenze nella circoscrizione Nord-Ovest. Nel 2005 dopo il congresso di Roma succede a Bruno Trentin alla guida della Commissione Progetto dei Ds con il compito di coordinare le linee-guida del programma elettorale dei Democratici di sinistra in vista delle elezioni politiche. Dopo la vittoria dell'Unione nel maggio 2006, Bersani è il ministro dello Sviluppo economico. Tra i protagonisti della nascita del Partito Democratico, dal novembre 2007 è nel Coordinamento nazionale del Pd. Attualmente è responsabile del dipartimento Economia.

(dal sito del Partito democratico)

 

19 ottobre 2009

 

 

 

Pd alla sfida delle primarie

con i veleni del Mezzogiorno

Il leader attacca Bersani su Campania e Calabria. D'Alema replica: e i tuoi in Sicilia?

1. Ci saranno 10mila seggi elettorali e 175 collegi in tutta Italia. Tra i posti più insoliti anche parrocchie, cinema e seggi itineranti.

1. Per partecipare bisogna versare 2 euro. Possono votare Sedicenni e immigrati con permesso di soggiorno. Si eleggono anche i segretari regionali e i membri dell'assemblea nazionale

1. E' eletto chi supera il 50% delle preferenze. Se nessuno raggiunge la maggioranza assoluta si va al ballottaggio tra i primi due all'assemblea nazionale il 7 novembre. Resta possibile un accordo politico per eleggere direttamente il più votato alle primarie

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ROMA — Campania, Cala­bria e Sicilia: gli occhi dei più autorevoli dirigenti del Pd so­no puntati su queste regioni. E non solo perché nella prima si è scoperto che erano iscritti al partito di Castellammare il kil­ler del consigliere comunale Luigi Tommasino e la moglie del boss Pasquale D’Alessan­dro. La preoccupazione riguar­da le primarie del 25 ottobre nel Mezzogiorno. Vi saranno quelle che Paola Concia defini­sce "truppe cammellate"? Il voto sarà effettivamente libe­ro?

Dario Franceschini lo va ri­petendo da giorni ai campani: "Votate liberamente, senza condizionamenti e pressioni, secondo coscienza: l’obiettivo è troppo importante per vota­re secondo l’indicazione di una sola persona". Lì dove la persona in questione è, ovvia­mente, Antonio Bassolino, uno dei grandi sponsor di Pier Luigi Bersani, il candidato se­gretario che in quella regione ha ottenuto una percentuale bulgara. Una tessera del Pd ogni dieci è stata rilasciata pro­prio nella Napoli del governa­tore. Dove, sia detto per inci­so, ci sono più del doppio de­gli iscritti della Capitale. E an­cora: in alcuni comuni della provincia — San Giuseppe Ve­suviano e Casamarciano per ci­tarne due — ci sono più iscrit­ti che voti. Insomma, la situa­zione è tale che in Campania si temono persino i brogli alle primarie.

Ma è tutto il Sud a destare preoccupazione. Gli uomini di Ignazio Marino, per esempio, fanno notare come il senato­re- chirurgo abbia preso in tut­ta Italia una media del 10 per cento mentre nel Mezzogior­no la percentuale si è drastica­mente abbassata al 3. Per que­sta ragione Marino continua a raccomandarsi: "Devono esse­re primarie vere".

La Calabria è un'altra regio­ne dove Bersani ha ottenuto un plebiscito. Il governatore Agazio Loiero alle primarie ca­peggia una lista a sostegno del­la candidatura dell'ex mini­stro. "Io non avrei mai messo Loiero capolista", ha accusato Franceschini. E Marino ha ri­cordato come già a settembre lui avesse denunciato il caso dei tesseramenti falsi in Cala­bria: "Quello è un vero bubbo­ne". Bersani non ci sta a far la parte di chi si appoggia ad ap­parati vecchi e non propria­mente trasparenti: "Chi l'ha detto che qui ci sarebbero i cat­tivi e di lì i buoni? Anche per me il ricambio generazionale è fondamentale". Ma i bersa­niani, per far vedere che non sono un tutt’uno con Loiero in quella regione, sono stati co­stretti a mettere in campo un'altra lista d’appoggio guida­ta da Nicola Latorre che sfide­rà quella capeggiata dal gover­natore della Calabria.

Chi non ha preso affatto be­ne la crociata del segretario in Campania e Calabria è Massi­mo D’Alema. Già tempo fa l’ex ministro degli Esteri ha spiega­to che Franceschini sbaglia a dipingere "il partito come clientelare" in Calabria e Cam­pania "perché lì ha vinto Ber­sani", mentre invece "la Sici­lia sarebbe la Scandinavia per­ché ha votato per lui". Nella Si­cilia citata da D’Alema il segre­tario ha preso la sua percentua­le più alta. Non c’è niente da stupirsi: in quella regione tutti — o quasi — gli ex dc sosten­gono il leader. I bersaniani puntano l’indice soprattutto sull’ex ministro Salvatore Car­dinale e sul senatore Antonino Patania, che nel 2002 patteg­giò per un abuso d’ufficio. "Sa­rebbero questi i rinnovatori?", ha ironizzato Latorre. E in Sici­lia ci sono anche i boatos, ri­portati da alcuni giornali, se­condo cui il Pdl manderebbe gruppi di persone a votare Franceschini alle primarie. A destare qualche preoccupazio­ne c’è poi anche la Puglia, ma è una regione sotto i riflettori per le note vicende giudizia­rie, e lì è quindi più difficile condizionare il voto.

Dunque il Pd attende con una certa trepidazione e molta inquietudine le primarie nel Meridione. Ma al di là dei so­spetti incrociati e degli scambi di accuse, la verità sembra es­sere quella descritta da Marco Minniti: "Dobbiamo dirlo, nel Mezzogiorno il Pd ha perso la scommessa: non ce l’ha fatta".

Maria Teresa Meli

19 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

Franceschini, missione a Nordest "Imprese, abbiamo sbagliato"

Il leader: "È stato un errore avervi trattato come potenziali evasori"

1. Ci saranno 10mila seggi elettorali e 175 collegi in tutta Italia. Tra i posti più insoliti anche parrocchie, cinema e seggi itineranti.

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THIENE (Vicenza) — Lo fanno parlare sotto il capan­none, nel cuore dell'officina, tra odore di olio e macchina­ri. Il piccolo palco è situato ai lati dei reparti di Montag­gio 1 e 2: quasi una metafora plastica del cantiere politico in cui naviga da mesi il Pd. Dario Franceschini nel cuore del Nordest: 200 imprendito­ri del Vicentino (750 mila abitanti, 90 mila aziende) ad aspettarlo al varco. Un po' come andare a gio­care al Bernabeu: se ti va be­ne, ne prendi tre. Massimo Calearo, ex presidente di Fe­dermeccanica e deputato pd, sparge adrenalina attor­no al segretario: "Coraggio Dario, in quest'azienda tre quarti degli operai sono le­ghisti, come ovunque qui: ma possiamo recuperarli, dobbiamo crederci...".

Franceschini arriva in anti­cipo, tra le mani il discorso già scritto e un asso nella ma­nica. Un piccolo colpo di tea­tro. Un pubblico "mea cul­pa", "a nome dell'intero cen­trosinistra, anche di coloro che mi hanno preceduto", nei confronti degli imprendi­tori e degli artigiani del Nor­dest, troppo spesso conside­rati a sinistra (governi com­presi) come qualcosa di lon­tano, inaffidabile, ostile. Per quattro volte, di fron­te a una platea prima silen­ziosamente incredula, poi via via più calorosa, il segre­tario del Pd ripete "abbiamo sbagliato, vi chiedo scusa". Elencando a una a una le colpe del centrosinistra: "Abbiamo sbagliato a guar­darvi con sospetto e diffi­denza; a trattarvi come un popolo di potenziali evasori, interessati solo al profitto; a mettervi dall'altra parte del­la barricata; a utilizzare col­pevolmente nei vostri confronti lo schema ideologico di una stagione precedente". Ora si volterà pagina, as­sicura. Perché nel "suo" Pd, "quello che intendo costrui­re se vincerò le primarie del 25 ottobre", gli imprendito­ri "saranno una parte di noi". Quindi, tanto per en­trare nel concreto, lancia la proposta di "una progressi­va e forte riduzione dell’Irap da finanziare attraverso un' altrettanta progressiva ridu­zione degli incentivi alle im­prese". Dice no ai vecchi approcci ideologici ("Tra un precario che perde il posto e un arti­giano che chiude non c'è dif­ferenza: basta con le classifi­che della disperazione"), in­dicando in "un welfare uni­versale fondato su un patto di lealtà fiscale" la prospetti­va finale di un Paese che vuo­le crescere. Esame superato, stando all'applausometro. Franceschini insiste, tocca un tasto delicato: le grandi imprese. "Non vanno osteg­giate — dice — ma sono le piccole a essere spesso le più discriminate: non c'è solo la Fiat, non c'è solo Alitalia...".

Francesco Alberti

19 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

Pd, appello al voto dopo le scintille

Nella telesfida a tre lite Franceschini-Marino. Bersani: "Siamo una squadra"

1. Ci saranno 10mila seggi elettorali e 175 collegi in tutta Italia. Tra i posti più insoliti anche parrocchie, cinema e seggi itineranti.

1. Per partecipare bisogna versare 2 euro. Possono votare Sedicenni e immigrati con permesso di soggiorno. Si eleggono anche i segretari regionali e i membri dell'assemblea nazionale

1. E' eletto chi supera il 50% delle preferenze. Se nessuno raggiunge la maggioranza assoluta si va al ballottaggio tra i primi due all'assemblea nazionale il 7 novembre. Resta possibile un accordo politico per eleggere direttamente il più votato alle primarie

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ROMA — Bersani fischietta as­sorto, come per marcare la distan­za dal primo confronto tv. France­schini fa il mimo al blogger Zoro e Marino sfoggia una cravatta ani­malier che rivela la strategia del senatore-outsider: "La lepre e la tartaruga della favola di Esopo, dove il più lento alla fine arriva primo". E quando le telecamere di Youdem.tv si spengono, Igna­zio Marino, che ha fatto il pieno di applausi, mostra di averci pre­so gusto: "Un altro faccia a faccia va fatto". Dario Franceschini è pronto per il confronto bis, men­tre Pierluigi Bersani ne farebbe a meno: "Un partito è una cosa se­ria, non diventiamo oggetto di spettacolo".

Novanta minuti, 15 domande identiche, Tiziana Ferrario e Mau­rizio Mannoni ad arbitrare una partita senza colpi bassi. France­schini e Marino si citano, si becca­no, duellano su chi è più nuovo, mentre Bersani sceglie un regi­stro ancor più pacato del solito e prova a stare al merito delle que­stioni. Dice no al burqa perché "le persone bisogna guardarle ne­gli occhi", contrappone al Ponte sullo Stretto un "grande piano di piccole opere", accusa il Pdl di aver "azzoppato" la Rai e invita Chiamparino a "dare una mano, perché il Pd è l’unica speranza del Paese". Ma è sul tema prima­rie che i giovani supporter si scal­dano. Franceschini vuole "toglie­re dal tavolo" il possibile ballot­taggio e Marino, che pure smenti­sce di voler fare l’ago della bilan­cia, protesta: "Dopo tutto questo lavoro, non ci ho scritto Giocon­do sulla fronte". Lo schema si ripete più volte, il segretario prova a sottrarre voti a Marino e lui rilancia. Vuole tas­sare i grandi patrimoni, liberare il Pd dalle correnti, allearsi con l'Idv ma non con l'Udc. Ed espelle­re Paola Binetti: "Ci sono tanti, tra i sostenitori di Franceschini, che voterebbero proprio come lei. Devo fare i nomi? Dorina Bian­chi, Beppe Fioroni...". E quando Marino si dice d'accordo sull’ado­zione per le coppie gay, il segreta­rio si smarca: "Io no". Franceschini scaccia l'idea di un grande centro, boccia alleanze da Diliberto a Mastella perché "fregano gli italiani", critica Ber­sani per aver messo in lista Basso­lino. E qui l’ex ministro ci resta male: "Spero che non avvieremo discussioni di tipo ritorsivo su persone che magari andavano be­ne quando sostenevano un segre­tario...".

L'applauso più scroscian­te Franceschini lo incassa quan­do evoca, pur senza nominarli, Berlusconi e D’Alema: "Dialogo? Non c’è spazio per il confronto con chi calpesta le regole". Quin­di riaccende la rissa interna con l’ex premier: "Mi metterò di tra­verso al tentativo di riportarci a una nuova stagione di inciuci". L’affondo è pesante, ma Bersani porta pazienza e addebita a Fran­ceschini l’"errore" di aver "chiac­chierato " con il premier a inizio legislatura. E Marino, che aveva acceso la miccia sul conflitto di interessi, butta il più grande rim­pianto dell’opposizione sulle spal­le dei due favoriti: "Io ero negli Usa, mentre voi avete avuto un ruolo importante nel secolo pas­sato ". Ma è Bersani a compattare le tre tifoserie con uno slogan a effetto: "Il più grande antiberlu­sconiano è quello che lo manda a casa". Finisce in apparente armo­nia, con una chiamata a tre voci per fare il pieno di elettori e Bersa­ni che commenta: "Mi è piaciuto, c’è spirito di squadra".

Monica Guerzoni

19 ottobre 2009

 

REPUBBLICA

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http://www.repubblica.it/

2009-10-25

Tra Bersani e Franceschini è in gioco la segreteria senza

ballottaggio. L'outsider Marino. Urne aperte dalle 7 alle 20

Pd, via alla sfida delle primarie

si può votare in diecimila seggi

di UMBERTO ROSSO

Pd, via alla sfida delle primarie si può votare in diecimila seggi

ROMA - La parola, dalle 7 alle 20 di oggi, ai gazebo. E verso le undici di stasera, sempre che la battaglia non finisca al fotofinish ma salti fuori fra i duellanti una forbice netta di quattro-cinque punti, il popolo delle primarie incoronerà il nuovo segretario del Partito democratico. Lo spettro di un calo dei votanti, per il caso Marrazzo, i tre sfidanti sperano di essere riusciti a disinnescarlo con il documento di presa di distanza, congiunto e a tempo record. La partita, anche se Bersani parte favorito dall'alto del suo 55 per cento fra gli iscritti, per Franceschini è aperta. Spera, anzi è convinto, che un mix di combinazioni vincenti potrebbe rovesciare quel suo 37 per cento di partenza: affluenza a valanga alle urne dei non tesserati (sopra i due milioni di partecipanti) e premio alla linea dura anti-Berlusconi, che ha sfondato - rivendica orgoglioso Piero Fassino - proprio nelle regioni rosse feudo dell'armata Bersani-D'Alema.

Tanto che nello staff dell'ex ragazzo di Zac circola un pronostico: la corsa la vinciamo noi, 44 a 40. E siccome anche Bersani ha detto di sì alla proposta Scalfari (niente ballottaggio pure se nessuno dei competitor supera il 50), Dario - che nel pomeriggio di oggi vota nel circolo romano di via dei Giubbonari - si riprenderebbe la leadership. Non a caso, nella giornata degli ultimi fuochi, con i comizi che ieri hanno chiuso la maratona elettorale, il segretario uscente in Friuli, nella sua Ferrara e quindi nel luogo-simbolo di Marzabotto, il paese dell'eccidio nazista, ha battuto sempre sul chiodo lotta-dura-senza-paura. Tirando fuori una frase di don Primo Mazzolari, parroco partigiano. "Noi - ha detto Franceschini - non moriremo di prudenza, ma vivremo di coraggio. Nessuno ci fermerà, perché lo dobbiamo ai nostri padri e lo dobbiamo ai nostri figli". Con piccola, e in apparenza "civettuola" autocitazione, "questo potrebbe anche essere il mio ultimo discorso da segretario", che in realtà nasconde un invito a tutti gli indecisi alla scelta di campo.

Ma se Franceschini ha scommesso tutto giocando all'attacco (monitorati i suoi discorsi: sostantivo-record "opposizione"), Pierluigi Bersani procede tranquillo e sornione. Tutto sobrietà e concretezza. Con D'Alema che rassicura sulle polemiche su rischi brogli, "il voto si svolgerà nella massima trasparenza". Bersani pure nell'ultimo giorno dello scontro, scegliendo di partecipare alla marcia del lavoro di Milano, per spiegare e rispiegare che il suo Pd metterà al primo posto l'occupazione, "sarà il partito del lavoro, per gli operai, le famiglie, le piccole imprese". Un partito dove l'ex ministro di Prodi, l'uomo delle lenzuolate (che il voto lo depone stamane nella sua Piacenza) avrebbe difficoltà a stare "se la parola sinistra dovesse diventare un tabù".

Il sorpasso immaginato da Franceschini? Liquidato con un'alzata di spalle. D'accordo invece si direbbero i due nel prevedere un Ignazio Marino a due cifre, magari raddoppiando l'8 per cento di "ingresso". E il chirurgo-outsider, che vota stamattina nel circolo di piazza Fiume a Roma, per la chiusura della campagna ha messo da parte la bandiera della laicità per chiedere al governo "un decreto per detassare le tredicesime di pensionati e lavoratori dipendenti". Dal tardo pomeriggio, ciascuno nel proprio comitato elettorale per gli scrutini. In serata, i tre convergono al Nazareno. Per il verdetto del popolo delle primarie.

© Riproduzione riservata (25 ottobre 2009)

 

 

 

2009-10-24

 

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http://temi.repubblica.it/espresso-speciale-pd/

 

Si potrà votare dalle 7 alle 20 nei gazebo organizzati in tutta Italia

versando due euro e presentando carta d'identità e certificato elettorale

Primarie Pd, pronti 10 mila seggi

domani l'elezione del nuovo segretario

Sarà nominato segretario chi tra Bersani, Franceschini e Marino otterrà il 50% più 1 dei consensi

Primarie Pd, pronti 10 mila seggi domani l'elezione del nuovo segretario

ROMA - Conto alla rovescia per le primarie del Pd, ultimo atto del lungo iter per l'elezione del nuovo segretario e dei gruppi dirigenti periferici del partito. Domani si potrà votare dalle 7 alle 20 nei 10 mila gazebo organizzati in tutta Italia, versando due euro e presentandosi ai seggi con carta d'identità e certificato elettorale. Ma potranno votare anche i giovani che hanno superato i sedici anni, gli extracomunitari in regola con il permesso di soggiorno e i cittadini dell'Unione europea residenti in Italia. Il risultato della consultazione si avrà solo nella nottata di domenica, forse addirittura lunedì mattina.

Sarà eletto segretario chi tra Pierluigi Bersani, Dario Franceschini e Ignazio Marino, i tre candidati, otterrà il 50% più 1 dei consensi. In questo modo si eviterebbe di far eleggere il leader dall'assemblea congressuale, come prevede lo statuto in caso di non raggiungimento del quorum, salvo ricorsi a norma dello stesso statuto. Marino non è però d'accordo con questa ipotesi. L'esito delle primarie è incerto, dipenderà molto probabilmente dall'affluenza ai seggi.

A largo del Nazareno, sede del Pd, si prevede che saranno almeno due milioni i cittadini che parteciperanno all'elezione del segretario del principale partito di opposizione. Bersani parte favorito con il suo 55,1% ottenuto tra i 450 mila iscritti al Pd che hanno partecipato ai congressi di circolo, dove Franceschini e Marino si sono fermati rispettivamente al 36,9% e al 7,9%.

Il congresso è praticamente iniziato il 17 febbraio, quando Walter Veltroni si dimise da leader all'indomani della sconfitta nelle elezioni regionali in Sardegna. Franceschini è stato un segretario "reggente". Così del resto si è definito lui stesso, dopo l'investitura pro tempore dell'assemblea costituente del partito ricevuta lo scorso 21 febbraio. Il lungo iter congressuale è servito a chiarire le differenze tra i candidati.

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Dario Franceschini, 51 anni, nato a Ferrara, avvocato, figlio di un partigiano, nella Dc fin dal 1975, tra i fondatori del Partito Popolare nel 1993, cresciuto politicamente accanto a Benigno Zaccagnini, interpreta con qualche variante la linea della continuità. Non fosse altro perché è stato il vicesegretario di Veltroni fin dall'inizio dell'avventura del Pd. Da quando è diventato segretario ha sciolto il "governo ombra" ritenuto inefficace, ha preso decisioni rompendo l'unanimismo, in quanto cattolico ha potuto paradossalmente essere più laico di altri nel marcare le differenze con il Vaticano (dal testamento biologico alle recenti polemiche sull'omofobia con la deputata del Pd Paola Binetti).

Se fosse rieletto, Franceschini ha promesso "niente inciuci" con il centrodestra, un nuovo giuramento sulla costituzione, il mantenimento delle primarie come metodo di elezione del segretario e dei gruppi dirigenti, conferma della "vocazione maggioritaria" del Pd che tende al bipartitismo. Ha già scelto i due vicesegretari che lo affiancherebbero al vertice: il deputato Jean Leonard Touadi di origine congolese, emigrato in Italia nel 1979 e l'eurodeputata Debora Serracchiani, l'enfant prodige del Pd che con le sue critiche alla gestione del partito è diventata molto popolare fino a conquistarsi un seggio a Bruxelles.

Pierluigi Bersani, 58 anni, nato a Bettola in provincia di Piacenza, ex presidente della Regione Emilia Romagna dal 1993 al 1996, ex ministro nei governi Prodi, cresciuto politicamente nelle file del Pci, ha annunciato che ha intenzione, qualora fosse eletto, di introdurre alcune correzioni nel Pd. A partire dalla politica delle alleanze. Se diventasse segretario, il suo primo impegno sarebbe far uscire il partito da quello che lui stesso ha definito "splendido isolamento", evitando l'eclettismo che indica qualche volta alleanze con Antonio Di Pietro e dove è possibile con Pier Ferdinando Casini.

L'idea di Bersani è irrobustire la presenza del Pd nei territori ricostruendo contemporaneamente una solida alleanza di centrosinistra sui programmi. Per questo, privilegia una riforma del sistema politico ed elettorale che guarda alla Germania (proporzionale con sbarramento per entrare alla camera al 5%). La correzione più sostanziosa che Bersani potrebbe introdurre nel Pd riguarda la cultura politica. E' tra i pochi al vertice del partito che fa riferimento a "questione democratica" e "questione sociale" come due emergenze da affrontare da subito: i propositi di Berlusconi di avviare a colpi di maggioranza e di referendum la trasformazione presidenzialista del sistema politico, l'andamento negativo della crisi economica su occupazione e salari.

Ignazio Marino, 54 anni, nato a Genova, laureato in medicina all'università Cattolica di Roma, lunga esperienza di medico negli Stati Uniti, eletto al Senato per la prima volta nel 2006, ha fin qui ricoperto il ruolo dell'outsider. Ha immesso nel Pd parole inedite soprattutto su laicità e diritti civili. In caso di vittoria, chiederebbe l'immediato scioglimento delle correnti. A questo proposito, ha dichiarato ieri: "L'Italia che si riconosce nel Pd chiede un partito che offra soluzioni ai grandi problemi. Se Franceschini e Bersani scioglieranno le correnti, sarà molto facile avere accordi in senso nobile, trovare soluzioni per l'interesse della gente".

Del tutto imprevedibile è l'entità di possibili emorragie, nel caso di elezione a segretario dell'uno o dell'altro dei tre candidati (c'è molta tensione tra le varie componenti del partito). Come non è pronosticabile cosa potrebbe accadere qualora il risultato delle primarie ribaltasse il primo posto ottenuto da Bersani nella fase congressuale tra gli iscritti al Pd. Per ora, l'unica separazione annunciata è quella di Francesco Rutelli, ex presidente della Margherita, che ritiene in un libro dato recentemente alle stampe ("La svolta") che il Pd non è mai nato davvero nella sua ispirazione originaria.

(24 ottobre 2009)

 

 

 

 

 

 

2009-10-22

La decisione a sorpresa del candidato segretario spiazza il Pd a tre giorni dal voto per le primarie

Bersani critico sul metodo: "Il partito non andrà organizzato partendo dall'accoppiata di vertice"

Primarie, Franceschini sceglie i vice

"Uno è Touadi, l'altro sarà donna"

"Non sono ipocrita: l'ho scelto perché è politico di livello, ma anche perché è nero. Voglio sfidare la destra"

Primarie, Franceschini sceglie i vice "Uno è Touadi, l'altro sarà donna"

Juan Touadi

ROMA - "Se vinco nomino Touadi vice segretario". A ridosso delle primarie di domenica, l'attuale segretario del Pd Dario Franceschini, rompe gli indugi e punta sullo scrittore e giornalista italiano, originario della Repubblica del Congo. Già assessore della giunta Veltroni a Roma, Touadi è stato eletto alla Camera con l'Italia dei Valori, lasciando il partito pochi mesi dopo il polemica con gli attacchi al presidente Napolitano durante la manifestazione di piazza Navona. E poi su twitter Franceschini aggiunge: "Lo Statuto del Pd prevede due vice: uno sarà Touadi, l'altra sarà una donna, scelta con me dalle militanti del Pd".

Le ragioni di Franceschini "L'ho scelto per la sua storia, perchè è un politico di livello e anche perchè è nero, non voglio essere ipocrita - dice Franceschini - Bisogna sfidare culturalmente la destra e svegliare il nostro paese perchè l'Italia è già una società piena di nuovi italiani e una delle battaglie più importanti è prendere coscienza che siamo una società multietnica e rompere il legame tra criminalità e immigrazione".

La dedica ai migranti - "Accetto volentieri la proposta di Franceschini - commenta Touadi - io ho sempre evitato come la peste di entrare in quel gioco per cui chi è nero diventa folcloristico. Certo, non sfugge a nessuno che non sono nato a Trastevere, ma sento l'Italia come il mio Paese". Touadi ha detto di essere stato in stretto contatto con Franceschini negli ultimi giorni, ma di essere stato sorpreso dalla scelta, interpretata come un gesto di "lucida follia". Touadi ha dedicato al sua prima dichiarazione da candidato vicesegretario "alle 14mila persone che sono morte cercando di raggiungere l'Italia". Lui, ha aggiunto, si ritiene "un privilegiato": "Sono riuscito a venire in Italia e ora ho l'opportunità di lavorare per il partito che mi ha dimostrato fiducia e per questo Paese".

Le reazioni nel Pd La comparsa improvvisa del 'ticket' a tre giorni dalle primarie ha creato un certo disorientamento all'interno del partito e delle diverse mozioni. Pierluigi Bersani si è detto critico sul metodo:"Apprezzo Touadi - ha detto il candidato segretario - però penso che bisognerebbe organizzare il partito in un altro modo, non affidandosi al ticket".

Dal fronte della mozione Franceschini i commenti sono stati tutti positivi: "Mi pare un'ottima idea - ha detto ad esempio Sergio Cofferati - per il valore della persona e per quello che questa scelta rappresenta. I tanti elementi simbolici racchiusi in Jean Leonard Touadi trovano rappresentazione concreta nella designazione da parte di Dario Franceschini come suo vice". La scelta di Touadi, ha detto invece Arturo Parisi, è un fatto " che parla più di mille parole":

"Touadi non è un volto pensato per un racconto sui media come troppe volte è capitato nel nostro recente passato - ha aggiunto l'ex ministro della Difesa -, ma una persona vera la cui presenza è segno di un'Italia cambiata e insieme strumento per il suo cambiamento".

Non mancano anche i toni polemici: "Occorreva dare un segnale forte e coraggioso - ha detto Mario Adinolfi, guida della lista calabrese per Franceschini - Jean Lèonard diventa così un simbolo e misura una distanza, una differenza. C'è chi candida nelle proprie liste Giusi La Ganga, Antonio Bassolino, Agazio Loiero e il sindaco Salvatore Carai che ha pagato l'assistenza legale agli stupratori di Montalto di Castro, c'è chi fa scelte diverse".

Prodi vota online. Come voterà si è ben guardato dal dirlo. Quel che è certo, invece, è che Romano Prodi parteciperà alle primarie del Partito Democratico per l'elezione del nuovo segretario. Lo farà dagli Stati Uniti, dove si trova per il ciclo autunnale di lezioni alla Brown University a Providence, nel Rhode Island, accedendo al servizio on line messo a disposizione dall'organizzazione del Pd per gli iscritti e gli elettori temporaneamente residenti all'estero. Per poter votare in via telematica dall'estero Prodi si è registrato nei giorni scorsi come previsto dal regolamento.

L'attesa del voto E cresce, ora dopo ora, l'attesa per la consultazione di domenica. Con Franceschini, Marino e Bersani che giocano le ultime carte in vista del responso delle urne. Una sfida, quella tra i tre, che ha visto alzarsi i toni. "Era ovvio che accadesse. Il rischio più grave che abbiamo corso è stato quello di rappresentare il Pd come impegnato a battibeccare al proprio interno. Ma il congresso e le primarie sono stati comunque un grande fatto democratico, voglio sottolinearlo" dice Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del pd al Senato.

Alleanze.Ma c'è chi pensa anche al dopo. A partire dalle alleanze, altro nodo di divisione tra i candidati. ste, ma che sono all'opposizione di Berlusconi, come l'Udc" dice Piero Fassino, che sostiene Franceschini. Che, però, precisa: "Le alleanze vanno fatte prima di votare - dice Piero Fassino - e devono essere fatte per non tornare alla frammentazione politica che abbiamo conosciuto nel passato". Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, ha detto invece che nessuno dei candidati alla segreteria del Pd può essere "la risposta vincente" al centrodestra. Quanto alle adesioni, al fianco di Bersani si schierano nomi del sindacato, dell'associazionismo e del no profit che hanno aderito all'appello del network Sinistra Riformista.

(22 ottobre 2009)

 

 

 

 

 

 

 

IL RITRATTO. Nato in Africa 50 anni fa, giornalista e professore universitario

in politica deve tutto a Walter Veltroni, che lo volle nella sua giunta

Jean-Lèonard Touadi, dal Congo alla politica

Nel Pd come simbolo dell'integrazione

di GIOVANNA VITALE

Jean-Lèonard Touadi, dal Congo alla politica Nel Pd come simbolo dell'integrazione

E dire che, per farsi eleggere in Parlamento, Jean-Léonard Touadi dovette chiedere ospitalità ad Antonio Di Pietro. E sì perché il giornalista di colore che ora Dario Franceschini vuole come vice in caso di elezione alla segreteria nazionale del Pd, rischiò seriamente di restare fuori dalle liste (bloccate) per le politiche 2008: recuperato in extremis grazie al pressing sull'Italia dei Valori, che lo inserì in un posto sicuro, dell'allora candidato premier Walter Veltroni. L'uomo a cui Touadi, politicamente parlando, deve tutto. Essendoselo inventato come assessore alla Sicurezza del Comune di Roma, all'inizio del suo secondo mandato. Simbolo in carne ed ossa di quell'integrazione riuscita che Veltroni avrebbe voluto realizzare per tutti gli immigrati nella città eterna.

Nato nella repubblica del Congo cinquant'anni fa, a 20 Touadi si trasferisce nella capitale d'Italia, dove si laurea in filosofia all'Università Gregoriana e successivamente in Giornalismo e Scienze politiche alla Luiss. Dal 1993 entra in Rai, dove comincia a collaborare a numerosi programmi radiofonici e televisivi. Tra gli altri, "Permesso di Soggiorno" (Radiouno), "C'era una volta" (Rai Tre), e "Un Mondo a Colori" (Rai Due) di cui è stato autore e conduttore. Suo fiore all'occhiello: il progetto Civis, frutto della collaborazione tra la Rai e il ministero degli Interni, nonché i corsi di italiano per stranieri realizzati dalla televisione pubblica con il ministero per gli Affari sociali.

Davvero instancabile, Touadi scrive per numerose testate italiane e straniere, compreso Nigrizia di cui è opinionista, e pubblica diversi saggi sulle questioni legate all'intercultura, ai rapporti Nord-Sud e alla globalizzazione. Dal 1998 è docente di Storia e Geopolitica africana al corso para-universitario del Centro Unitario Missionario di Verona. Dal 2004 al 2006 insegna "Cultura dei Paesi di Lingua francese" alla Statale di Milano e attualmente "Geografia dello sviluppo in Africa" presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Tor Vergata. Attività che non gli impedisce di iniziare la carriera politica.

Nel maggio 2006 Veltroni lo vuole con sé in Campidoglio, sulla poltrona di assessore alle Politiche Giovanili, Rapporti con le Università e soprattutto Sicurezza. Incarico che gli varrà l'elezione alla vicepresidenza del Forum Europeo sulla Sicurezza Urbana. Ma dura poco meno di due anni. A Febbraio del 2008 Veltroni si dimette da sindaco per candidarsi alla guida del Paese e Touadi lo segue. Grazie al "passaggio" offerto dall'Idv, abbandonato pochi mesi dopo in polemica con Di Pietro, conquista un seggio a Montecitorio e si trasferisce nel gruppo democratico.

Stacanovista con oltre l'81% di presenze in aula, annoverato dalla prestigiosa rivista francese "Jeune Afrique" fra le 100 personalità più importanti della diaspora nera, il giornalista-deputato ha firmato praticamente tutti i progetti di legge presentati dall'ex segretario del Pd. E' una delle sue ombre. E ora si appresta a seguirne le orme anche nel partito. Per il momento come vice se Franceschini si confermerà leader. Dopo, chissà.

© Riproduzione riservata (22 ottobre 2009)

 

 

 

 

 

 

2009-10-17

Alle primarie il pugno

del partito che non c'è

di EUGENIO SCALFARI

OGGI ci occuperemo del Partito democratico. Finora in questi articoli domenicali il tema è stato volutamente trascurato, ma ora è diventato di stringente attualità: domenica prossima, 25 ottobre, ci saranno le primarie che decideranno chi sarà il segretario nazionale del Pd, un evento importante non solo per quel partito ma per l'intera opposizione e anche per il sano funzionamento della democrazia italiana.

Il tema è complesso, perciò bisognerà esaminarlo nei suoi vari aspetti. Comincerò da Veltroni, insediato alla segreteria nell'autunno del 2007, pochi mesi prima delle elezioni che portarono alla vittoria di Berlusconi.

L'altro ieri in un "talk show" dell'emittente La7 qualcuno dei presenti in studio ha detto che Veltroni e D'Alema non soltanto sono politicamente irresponsabili, ma anche "due cretini". Proprio così: cretini.

C'è sempre una prima volta e questa è infatti la prima volta che un epiteto del genere è stato affibbiato ad un uomo politico. Non era mai stato usato. Se ne dicono tante sui politici, anche più sanguinose di questa, ma cretino non si era mai sentito in un salotto televisivo. Ma ormai gran parte dei salotti televisivi sono diventati dei "saloon" dove tutti i clienti portano le pistole nella fondina e il coltello nascosto nel risvolto degli stivali. Così va il mondo.

Nella campagna elettorale del 2008 il partito di Forza Italia arrivò al 37,5 per cento; il Pd guidato da Veltroni ottenne il 33,5 e tutti, fuori e dentro di esso, decretarono una solenne sconfitta. Invece non era stata una sconfitta: una formazione politica riformista con alle spalle pochi mesi di vita era arrivata a superare i risultati del Pci che, dalla segreteria di Natta in poi, non era mai riuscito ad andare oltre il 30 per cento. Senza dire che i riformisti italiani di ispirazione liberal-socialista in cent'anni di storia prima monarchica e poi repubblicana non sono mai usciti da un ruolo di pura testimonianza.

Non era dunque una sconfitta ma un punto di partenza più che rispettabile. Non fu vissuta così e questo è stato un grosso errore del quale non fu responsabile quel cretino di Veltroni.

Oggi i sondaggi sulle intenzioni di voto danno il Pd al 30 per cento. Non è molto ma è qualcosa se si pensa che un mese fa la più antica socialdemocrazia europea, l'Spd tedesca, ha ottenuto meno del 23 per cento; i socialisti francesi sono a pezzi; il Labour inglese è in piena tempesta e neanche Zapatero se la passa molto bene. Sembra un paradosso, ma un partito del quale tutti dicono che non esiste più o che è allo sbando, risulta quantitativamente il più forte della sinistra europea. Non è certo consolante per i rapporti di forza nel Parlamento di Strasburgo, ma è un dato di fatto dal quale dobbiamo partire.

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Un altro dato di fatto ancora più significativo emerge dalla votazione di pochi giorni fa per il congresso del Pd. Sulla base dello statuto di quel partito hanno votato i soli iscritti che rivoteranno insieme agli elettori alle primarie del 25 ottobre. I votanti sono stati 450.000 pari al 60 per cento degli iscritti. Mi domando quali sono stati i congressi di grandi partiti in Italia negli ultimi dieci anni e quale di essi - se ce ne sono stati - è riuscito a mandare poco meno di mezzo milione di persone al voto.

Un partito che non esiste? Un partito di sfiduciati, di ipercritici, di indifferenti, senza dibattito interno, senza passione, senza speranze, come viene descritto da giornaloni e da giornaletti? Lascio ai lettori la risposta.

È vero però che lo statuto è molto contraddittorio e inutilmente complicato. Chi l'ha redatto e chi lo ha approvato voleva evidentemente accontentare tutti con l'inevitabile conseguenza d'aver prodotto una procedura inadeguata e confusa. Alcuni volevano sottolineare che gli iscritti debbono contare decisamente di più dei simpatizzanti; di qui una prima fase riservata al voto degli iscritti.

Una fase tuttavia puramente registrativa poiché la decisione è riservata alle primarie dove iscritti ed elettori voteranno insieme. Pierluigi Bersani è risultato in testa nel voto degli iscritti ma ora è di nuovo in gioco nel voto delle primarie. Che senso ha una procedura così sconclusionata? Credo che, una volta conclusasi questa partita, i nuovi organismi dirigenti che usciranno dal voto delle primarie dovranno rimetterci le mani e renderla più adeguata alle esigenze della chiarezza e della logica.

Come se non bastasse, lo statuto ha anche stabilito che le primarie eleggeranno il segretario soltanto se uno dei tre candidati in lizza otterrà il 50 più uno dei voti espressi. Qualora ciò non avvenisse avrà luogo una terza fase dinanzi all'Assemblea nazionale eletta anch'essa il 25 ottobre. In questa terza fase i candidati rimasti in lizza saranno i primi due votati alle primarie. Il terzo sarà escluso dalla gara ma in realtà sarà il più forte dei tre perché i suoi rappresentanti nell'Assemblea, appoggiando uno dei due candidati in lizza, lo porteranno alla vittoria, naturalmente ponendo le loro condizioni di programma e di potere.

Le regole sono queste e vanno rispettate, ma sono a dir poco scriteriate perché di fatto danno il massimo potere al terzo arrivato. La conseguenza sarebbe quella di produrre un sentimento di frustrazione in tutti gli elettori delle primarie che vedrebbero capovolte le loro indicazioni.

Per evitare un cul di sacco così traumatico ho avanzato giorni fa una proposta. Io non sono un iscritto al Pd e mai mi iscriverò perché faccio un altro mestiere incompatibile con una tessera di partito. Ma parteciperò alle primarie perché sono un elettore e voterò per quel partito. Ho dunque proposto un accordo politico tra i tre candidati: si impegnino anticipatamente e pubblicamente, se nessuno di loro raggiungerà la maggioranza assoluta, a far affluire i propri voti in assemblea su quello dei candidati che ha ottenuto alle primarie la maggioranza relativa.

In tal caso il voto delle primarie sarà rispettato, le regole dello statuto anche e - altro risultato non disprezzabile - il segretario nazionale sarà eletto dall'Assemblea all'unanimità. La mia proposta, forse proprio perché veniva da persona esterna al partito, ha avuto successo: l'impegno è stato preso sia da Bersani che da Franceschini. Esso darà maggior sicurezza e maggiore impulso a tutti quelli che si dispongono a votare il 25 ottobre.

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Fin qui abbiamo trattato questioni di procedura. Importanti, perché senza procedure corrette non si ottengono risultati corretti. Ma ora dobbiamo esaminare il merito, cioè le proposte dei vari candidati, quelle che li uniscono e quelle che li dividono. Chi voterà alle primarie lo farà sulle proposte e sulla loro credibilità.

A me non pare che ci siano differenze per quanto riguarda la struttura del partito. Per lungo tempo si è discusso tra un partito cosiddetto liquido, cioè affidato soltanto ai simpatizzanti e quindi alla pubblica opinione, oppure un partito strutturalmente insediato sul territorio.

Questa questione mi sembra ormai superata. L'accordo è generale sul fatto che il partito deve essere presente e vivace sul territorio con larghe autonomie della struttura locale, ma entro linee-guida valide per tutti ed elaborate dagli organi centrali. Del resto questa disputa è già stata superata dai fatti: i 450.000 iscritti che sono andati a votare e che ci torneranno per le primarie sono la più evidente dimostrazione che le strutture sul territorio ci sono già; potranno essere utilmente rafforzate e dotate di adeguate funzioni, ma esistono e operano. Non era facile metterle in piedi in così breve tempo. Questo piccolo miracolo è stato compiuto e va riconosciuto a tutti quelli che l'hanno reso possibile.

Sgombrato il campo da questa questione ne restano altre di grande importanza che sono le seguenti: il rapporto tra l'opposizione e la maggioranza berlusconiana e leghista; il rapporto con le altre opposizioni, cioè la politica delle alleanze; il tema della laicità dello Stato; il tema dell'immigrazione e dell'integrazione; la politica economica; la politica della giustizia; la politica della scuola. Infine - ma soprattutto - il tema della libertà di stampa e quello dei grandi valori dai quali nasce la visione del paese e della società che vedremo nel futuro dell'Italia e dell'Europa di cui siamo parte integrante.

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Si tratta d'una massa di problemi che dovranno essere risolti non solo dal Pd ma da un'elaborazione culturale cui debbono collaborare fondazioni, circoli, associazioni che condividano i valori e creino le condizioni culturali per farli crescere nella società. Un partito democratico deve aiutare questa evoluzione affinché il lavoro di semina e di raccolta sia ampio e proficuo. Veltroni - quel cretino a cui abbiamo già accennato - sostiene che è importante vincere ma ancor più importante è cambiare l'Italia risvegliandola dall'ipnosi in cui una parte del paese è caduta e ricondurla a riflettere e operare pensando al futuro e non accucciandosi su un presente precario e appiattito. Personalmente condivido.

Sulla politica economica mi sembra che l'accordo sia generale: nell'immediato occorre riversare le risorse disponibili sui lavoratori dipendenti e sulle piccole e piccolissime imprese e partite Iva. Sul medio periodo è necessaria una grande riforma fiscale e un allungamento dell'età di lavoro che tenga conto dell'allungamento della vita.

C'è accordo generale sul clima e sulle energie alternative e pulite. C'è accordo generale sulla riforma della giustizia, della sicurezza e dell'integrazione. La scuola è un campo da studiare. Esiste già un'ampia ricerca in materia ma ancora non è stata messa in discussione e bisognerà che si faccia al più presto.

Anche sulla laicità e sulle politiche della bioetica l'accordo sembra esserci almeno su un punto fondamentale: la Chiesa ha diritto di usare lo spazio pubblico per esporre le sue ragioni. Non ha invece diritto d'imporre il suo punto di vista nella politica, dove le prerogative dello Stato e del Parlamento sono esclusive e dato anche che i parlamentari cattolici hanno rivendicato la loro autonomia. Penso al cattolico adulto Romano Prodi e penso anche al documento che Franceschini diffuse anni fa raccogliendo su di esso sessanta firme di parlamentari cattolici che rivendicavano la loro autonomia rispetto alle gerarchie ecclesiastiche in materia di decisioni politiche e parlamentari.

C'è qualche dissenso sulla politica delle alleanze, ma francamente mi sembra più di parole che di sostanza. Se il Pd sarà forte le alleanze si faranno intorno a lui; se sarà debole non potrà svolgere la funzione di pilastro centrale delle opposizioni e non potrà raccogliere nuovi consensi sia a sinistra sia al centro. Penso che nessuno dei candidati preferisca un partito debole ad uno robusto e audace.

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Una parola conclusiva sui valori, che include anche il rapporto con il berlusconismo.

I valori d'un partito democratico non possono che esser quelli della libertà, dell'eguaglianza e della solidarietà. L'esperienza storica di oltre due secoli ci ha ampiamente insegnato che la libertà senza eguaglianza è fonte di privilegi intollerabili; l'eguaglianza senza libertà è fonte di dittature e totalitarismi; la solidarietà senza gli altri due diventa assistenzialismo ed elemosina. La democrazia che scaturisce da questi valori è quella descritta e tradotta in norme e in giurisprudenza dalla nostra Costituzione.

La Costituzione può essere rivista e modernizzata, ma non può essere cambiata. Lo impediscono l'articolo 1, l'articolo 3, l'articolo 138 e l'articolo 139. Berlusconi non vuole rivedere la Costituzione, vuole cambiarla. Vuole sostituire la democrazia parlamentare e lo Stato di diritto con una democrazia autoritaria senza organi di controllo e di garanzia ma interamente basata su sistemi di voto plebiscitari. L'intimidazione dei "media" è un elemento indispensabile di questa strategia che ha come obiettivo finale un'immagine del paese riflessa da uno specchio taroccato al servizio del potere.

Si tratta di concezioni antitetiche a quelle d'un partito democratico e questo è un dato preliminare che non consente né mollezza né scorciatoie di furbizia compromissoria.

Da questo punto di vista noi ci auguriamo che alle primarie del 25 ottobre vada una massa di popolo consapevole del suo ruolo e della sua responsabilità. Non centinaia di migliaia ma milioni di elettori. Perfino quelli che non condividono le tesi riformiste del Pd ma non si rassegnano all'Italia così com'è: votino magari scheda bianca ma vadano. Quei seggi del 25 ottobre saranno anche una prova di forza di tutta l'opposizione e un buon principio per un paese risvegliato.

© Riproduzione riservata (18 ottobre 2009) Tutti gli articoli di politica

 

L'UNITA'

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2009-10-25

Primarie, il popolo democratico sceglie il segretario

Il giorno della verità. Dopo quasi tre mesi di campagna elettorale, la sfida per la segreteria del Pd arriva al giorno delle primarie. Si sfidano Pierluigi Bersani, ex ministro uscito vincente dalle consultazioni dei circoli, Dario Franceschini, attuale segretario del Pd, e Ignazio Marino, senatore chirurgo, candidato outsider. Arriva quindi a conclusione una corsa che darà un leader al più grande partito d'opposizione e che si è sviluppata lungo diversi mesi in un dibattito partecipato sui principali temi di discussione nel partito. La sua forma e la sua organizzazione, il rapporto tra iscritti ed elettori,l'utilizzo delle primarie, il radicamento territoriale. La linea politica, i rapporti con la maggioranza e con le altre forze d'opposizione. E poi i temi cruciali attorno ai quali combattere la destra e contendersi il consenso dei cittadini: il lavoro, la crisi economica, l'ambiente, i diritti civili.

Mentre in tutte le città d'Italia 70 mila volontari terranno aperti i seggi dalle 7 alle 22, sul sito de l'Unità sarà disponibile una speciale copertura della giornata: cronache dai seggi e dai gazebo del Pd dove si sceglie il nuovo segretario, un video racconto che ripercorrerà tutta la storia di queste primarie, fotogallery, interviste ai tre candidati e molto altro. Una diretta video con Youdem, con i video realizzati dai sostenitori Pd, e una vera e propria maratona elettorale, sia in versione testuale che su video in streaming (dalle 18,30 in poi) in collaborazione con Red Tv (canale 890 Sky) e Radio Città Futura. Collegamenti dalla redazione de l'Unità, dalla sede del Pd e dai circoli in tutta Italia. Aggiornamenti in tempor eale e commento dei risultati con il direttore Concita De Gregorio, Lucia Annunziata, Claudio Caprara, Stefano Balassone e tanti altri.

Nell'attesa dei risultati, un buon modo per ripercorrere la campagna è scorrere i tanti contenuti ospitati da l'Unità in questi mesi: dalla satira di Virus alla campagna su Twitter, dal confronto su Youdem a quello delle Iene, dalla cronaca della convenzione nazionale alle liste dei candidati per le primarie. Dal voto degli immigrati a quello dei sedicenni, passando per quello degli italiani all'estero. Per finire coi forum ospitati da l'Unità, durante i quali redazione e lettori si sono confrontati con Pier Luigi Bersani (video), Dario Franceschini (video) e Ignazio Marino (video). Tutto per ingannare l'attesa, fino a quando arriveranno i primi risultati.

24 ottobre 2009

 

 

 

 

 

2009-10-24

Pd, ultimi appelli dei candidati. Domani decidono gli elettori

di Andrea Carugatitutti gli articoli dell'autore

Ultimi fuochi per l’infinita campagna delle primarie Pd, in attesa dell’apertura dei seggi domani alle 7. Oggi gli appelli al voto dei tre candidati, che hanno scelto per chiudere tre luoghi in linea con i temi-chiave delle loro campagne: Bersani sarà alla marcia per il lavoro di Milano (dalle 14.30), Franceschini farà il suo "discorso ai liberi" a Marzabotto, luogo simbolo della Resistenza (10.30) e poi tappa nella sua Ferrara con la "coppia" Sassoli- Serracchiani, mentre Marino dedicherà il suo "sabato italiano" a girare per i mercati di Roma, con un pranzo all’aperto nel popolare quartiere di Garbatella, cui parteciperanno anche sostenitori vip come Simona Marchini e Vladimir Luxuria.

Ieri nessuna stoccata particolare tra i tre sfidanti. Bersani ha visitato i lavoratori in presidio di due fabbriche in crisi del Bresciano, la Iveco e la Ideal Standard. "Ho in testa un modello di organizzazione che non sia la formula dei ticket", ha detto l’ex ministro a chi gli chiedeva di commentare le mosse di Franceschini. "Non temo ipotesi di scissioni, non accadrà niente di simile", ha aggiunto. "Dario" gli ha fatto eco: "Chiunque vinca avrà il sostegno leale di tutti gli altri".

A Palermo, Franceschini ha tenuto il discorso alle donne, penultimo dei dieci con cui ha caratterizzato l’ultima fase della sua campagna. "Questo è il secolo delle donne", ha detto, per poi ribadire che, dopo Jean Leonard Touadì, il suo secondo vice sarà una donna "scelta dalle donne del partito e non da me" (i nomi più gettonati sono Debora Serracchiani e Francesca Barracciu). "Se chi ha offeso le donne italiane non sente il dovere di scusarsi per come le considera, lo faccio io".

Per Dario arriva a sorpresa il sostegno di Arturo Parisi, che fino all’ultimo sembrava propenso per la scheda bianca. "A febbraio fu a me opposto come candidato di tutto l’apparato, poi andato schierandosi su posizioni innovatrici. Partito come il più lontano dalla mia idea di Pd, oggi è il più vicino".

Marino ha ribadito le sue critiche alle presenza, nelle liste degli avversari, di persone come Loiero, Bassolino, Cardinale e Giusi La Ganga, ex dirigente del Psi di Craxi. "Parlano di rinnovamento e poi mi danno dolore con queste candidature...". Il chirurgo si è poi detto d’accordo alla proposta di Stefania Pezzopane, presidente della Provincia dell’Aquila, di donare metà del ricavato delle primarie (2 euro per ogni votante) alle popolazioni abruzzesi. "Userei questo soldi per ripristinare la sala operatoria e la rianimazione", ha spiegato Marino.

Più animato il botta e risposta tra i sostenitori delle tre mozioni. "Franceschini è l’unico candidato che possa garantire davvero la sopravvivenza del Pd", dice Piero Fassino. E Vittorio Prodi, fratello di Romano, in lista con Bersani in Emilia Romagna: "Franceschini e Marino cercano di rimontare con un uso disinvolto di un certo populismo". Rosy Bindi invece spara su Franceschini: "Se Bassolino e Loiero avessero sostenuto Dario, come gli era stato chiesto, non ci sarebbero stati problemi... se sono davvero così imbarazzanti, il segretario avrebbe dovuto prendere provvedimenti invece di usare questo tema per fare campagna".

Da D’Alema arriva invece una battuta su Ignazio Marino: "È tra i miei più bravi e validi collaboratori. Poi si è preso la libertà di candidarsi. Io l’ho sconsigliato perché non mi sembrava avesse la preparazione professionale per affrontare questa sfida. Quando finisce questa avventura tornerà a lavorare con Italianieuropei". Sergio Cofferati coglie la palla al balzo: "Sono curioso di sapere come risponderà Marino a questa "chiamata alle armi" del suo presunto datore di lavoro...". Tra i dalemiani, la parte del "buono" tocca insolitamente a Nicola Latorre: "Cosa accadrà il 26 ottobre? Tutti, anche quelli che si sono battuti su sponde opposte, dobbiamo riprenderci per mano in una grande iniziativa unitaria".

Dalla sponda di Franceschini, Paolo Gentiloni usa toni simili: "Se vinceremo, ci saranno innesti nuovi nel gruppo dirigente, ma con una gestione unitaria che non lasci fuori dalla gestione troppe energie".

24 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

 

2009-10-22

Primarie Pd, il forum con Franceschini

di Francesco Costatutti gli articoli dell'autore

Dopo Pier Luigi Bersani (video e testo) e Ignazio Marino (video e testo), oggi Dario Franceschini, ospite del forum de l'Unità, a colloquio con la redazione e a confronto con le domande dei lettori.

14.28 - Lo rifaresti? Una candidata donna?

"Quando dicevo che il mio lavoro finiva a ottobre pensavo davvero che fosse possibile così. Dopo viene qualcuno che viene dopo, anche dal punto di vista anagrafico. Ho capito che non sarebbe successo così, e allora ho deciso di lasciar decidere agli elettori se dovevo restare o andarmene. È stato un bel confronto, una grande prova di maturità. Abbiamo dimostrato che non c'è stato logoramento, siamo riusciti anche a fare opposizione". Sulla candidata donna, "non vorrei che ci fosse la quota anche tra i candidati. Abbiamo delle donne molto in gamba ma hanno scelto di non candidarsi. Quel che è certo è che l'Italia su questo fronte è drammaticamente indietro rispetto a tutti gli altri paesi: troppe poche donne nei ruoli di responsabilità, e invece penso ce ne sia un grande bisogno. Di fatto oggi nel mondo del lavoro l'uomo cammina in pianura e la donna in salita".

14.26 - Le domande finali

Errori in questi due anni? "Non essere andati fino in fondo nel rinnovamento dei gruppi dirigenti, che non vuol dire chiamare le persone dalla Luna ma investire sul patrimonio dei nostri amministratori locali". Quali incarichi a Bersani e Marino? "L'ho già detto, Bersani ha delle competenze economiche quindi gli affiderei un incarico determinante in questo settore. A Marino chiederei di lavorare in un incarico che possa mettere a frutto le sue esperienze scientifiche: sul testamento biologico la pensiamo quasi allo stesso modo". Le alleanze? "Nelle regionali vuol dire alleanze alternative nel campo alternativo alla destra, in qualche caso anche allargandoci all'Udc, ma mai stipulando alleanza regionali su un tavolo nazionale. Lavorando sui programmi, in certe regioni possiamo tenere insieme sia Idv che Udc. Io non apprezzo i toni di Di Pietro ma non dobbiamo dimenticare che il nostro avversario è Berlusconi e che molti nostri elettori sono andati provvisoriamente a votare Idv. Inoltre faccio fatica a capire come sostenere il ritorno a una grande alleanza senza un partito che ha appena l'8 per cento. La sinistra deve venire in una cultura di governo e non antagonista, fermando il processo di divisione che la indebolisce e rende difficile un'alleanza. Questa competizione a chi è più puro degli altri deve finire. Spero che una parte di loro venga dentro il Pd: il progetto non è ancora compiuto, c'è spazio". Lavorare per una lista civica per Galan? "No". C'è un'emergenza democratica? "C'è assolutamente, si manifesta in un modo diverso rispetto al secolo scorso ma c'è sicuramente. Il parlamento è stato svuotato, la libertà di stampa è minacciata. Bisogna tenere alto il livello di mobilitazione e la capacità di reagire. Di fronte ai rischi dei prossimi mesi sarebbe delinquenziale dividere l'opposizione". Accordo separato, il governo vuol dividere i sindacati? "Questa è da sempre la prima preoccupazione della destra. I sindacati dovrebbero reagire non cascandoci ma dando una risposta di unità". C'è un rischio di scissione dopo le primarie? "No, non credo ci sia un rischio di scissione. Dovremo trovare un equilibrio: discutere e poi uscire con una voce sola. Il dibattito non deve spaventarci: ma occorre farlo a casa e non sui giornali. Sul caso Binetti, un conto sono i temi eticamente sensibili, un'altra cosa è l'omofobia. Introdurre quell'aggravante significa aderenza ai principi del Pd. Se su duecento e passa deputati solo uno vota contro, ci sarà un problema? Ma noi dobbiamo puntare a fare un partito che si allarga, non che si restringe. Che coltiva le diversità e non le teme". Movimenti al centro? Siamo al 22simo tentativo di fare un Grande centro".

14.18 - Su Bersani e Marino

Sebbene il tuo principale rivale sia Bersani, intervieni di più su Marino. Perché? "A me hanno pure spiegato che non conviene, ma se lui dice che sono a favore del nucleare e non è vero, io rispondo. Questo è il mio stile. Su alcuni temi sono più d'accordo con Marino, su altri con Bersani". Bettini dice che se vince Bersani la vocazione del Pd viene azzerata. "Non penso sia così. Ci sono modi diversi di dar seguito al progetto, ma non penso che se vince Bersani chiude il Pd".

14.15 - Passato e futuro, singolare e plurale

Come fai a parlare del Pd che vorresti, come se non avessi fatto parte della storia di questi quindici anni di centrosinistra? "Io penso di avere dimostrato quello che ho in mente di fare: in come decidiamo, in come facciamo opposizione. Mi prendo tutte le responsabilità: non ero sulla Luna, ero il vice di Veltroni. Abbiamo fatto cose bene e cose fatte meno bene. Mi irrita che al primo errore parte la caccia al colpevole e poi si ricomincia da capo. Noi siamo arrivati molto tardi al Pd proprio per questo, e non voglio tornare indietro. Ammetto gli errori per non ripeterli, ma difendo orgogliosamente le cose fatte bene. Io ai tempi del conflitto di interessi non ero nemmeno in parlamento. Ma dico che abbiamo fatto un errore a non approvarlo, noi, usando il plurale".

14.11 - La società immobile

"Noi siamo una società immobile. Tra i ragazzi che fanno i volontari della mia campagna ci sono curriculum bellissimi, ma in questo paese immobile se non conosci qualcuno non vai da nessuna parte. In questa società bloccata il mito del posto fisso rischia di far danni. Il culto della proprietà della casa, per esempio, è un culto italiano che rappresenta un ostacolo alla mobilità sociale. Servono risorse per incentivare l'affitto, che aiuta la mobilità, non la stabilità".

14.07 - Lavoro e precarietà

Posto fisso e lavoro, proposta Boeri e contratto unico. "La frase di Tremonti è un pezzo di quella strategia malefica che copre l'assenza di fatti con gli annunci. Dobbiamo invece costringere il governo a misurarsi nella realtà. Tremonti attraversa diversi periodi, come Picasso: ora siamo nel periodo del posto fisso. La società oggi è diversa, non si può tornare indietro. Serve invece un sistema di protezione sociale che non lasci la gente sulla strada. Bisogna far costare di più i rapporti precari. Vigilare sulla regolarità dei contratti a progetto".

14.03 - Il dibattito tra i candidati

Dice Ricolfi sulla Stampa: Bersani è ortodosso. Marino è liberale. Franceschini è tradizionalista. "Non mi riconosco affatto. Io voglio fare tutto meno che fare il conservatore. Noi abbiamo fatto una discussione vera, programmatica. I miei dieci discorsi sono stati totalmente ignorati: uno parla di tante cose importanti, poi ti chiedono sempre della battuta di Bersani e D'Alema. I contenuti li abbiamo messi in campo, anche se fa più notizia il resto".

14.01 - Tutto può succedere

Marino può vincere? "Nel calcolo delle probabilità è difficile, ma chissà. Decidono gli elettori".

14.00 - Riformare lo statuto

"Lo statuto va corretto. Il ballottaggio a tre è una cosa da correggere. Ma non dobbiamo tornare indietro sul fatto che al momento delle grandi scelte alla forza degli iscritti va aggiunta quella degli elettori".

13.58 - Lodo Scalfari e primarie

Che fare se vince Bersani ma senza la maggioranza assoluta? "Si parla tanto di inciucio, complotto, accordo. Uso il termine di Bersani: la ditta. Tutti e tre teniamo a diventare segretario. Ma è immaginabile dire agli elettori delle primarie che il segretario lo elegge l'assemblea a voto segreto tra quindici giorni? E magari il terzo appoggia il secondo, che ha preso meno voti alle primarie? In quel caso abbiamo chiuso: l'ultima volta che vengono a votarci. Se prende un voto in più Bersani io gli telefono e gli dico "buon lavoro". Non vogliamo cambiare le regole: il principio è che l'assemblea del 7 novembre ratifica il vincitore delle primarie". E se vinci tu, come pensi di conquistare la maggioranza degli iscritti che non ti ha votato? "Io gli iscritti li conosco, non devo "conquistarli". Se noi usciamo dalla testa dei dirigenti, più si scende e più ci si rende conto che non c'è uno che vede problemi nel fatto che io possa vincere. Ho parlato con tantissimi iscritti, gente con storie diverse che interveniva e diceva la sua: è un problema inesistente".

13.56 - Battaglie giuste e impopolari? "L'immigrazione"

Qual è la cosa più giusta ma più impopolare che il partito deve dire? "Primo: l'immigrazione e la società multiculturale. Ci siamo piegati alla logica della paura, invece serve una nuova operazione culturale. Dobbiamo opporci a tutto ciò che è criminale e illegale, ma dobbiamo spiegare al paese le risorse che ci sono offerte dall'immigrazione e dalle diversità, anche se perderemo qualche voto. È un lavoro che bisogna fare. Il mondo si mescola e il processo va governato, dimostrando che tra società vecchie e impaurite e società giovani, colorate e dinamiche noi vogliamo la seconda. Non è solo il nostro destino, ma è un bel destino"

13.54 - "Ho rotto il tabù del voto nel partito"

"In un partito ricco di diversità si discute, ci si confronta, ci si ascolta e poi si decide. Quando sono diventato segretario ho pensato che fosse venuto il momento di rompere il tabù del voto: abbiamo votato sul referendum elettorale, sulla collocazione europea. Alcuni hanno votato contro e hanno rispettato la decisione".

13.52 - Accuse di antiberlusconismo? "Chi se ne frega"

"Non vorrei che fra trent'anni i nostri figli si voltino e ci dicano: ma dov'eravate ai tempi di Berlusconi? Abbiamo dei doveri che vengono prima di ogni altra cosa, dobbiamo svegliare la coscienza civile di questo paese. Ci dicono che facciamo antiberlusconismo? Chi se ne frega".

13.50 - Come fare opposizione

Non sono cambiati i toni del segretario dall'inizio dell'avventura a questa campagna? "La campagna di Veltroni ebbe toni più morbidi perché venivamo da un'esperienza di governo. Oggi siamo opposizione, e l'opposizione da che mondo è mondo si oppone. Rischiamo un'opposizione da salotto, che appena facciamo una difesa delle istituzioni si alza a dire: "il solito antiberlusconismo". Dobbiamo liberarcene. Gli elettori ci chiedono di fare più opposizione, di farla meglio, più propositiva. Non dobbiamo perdere la capacità di indignarci, di reagire".

13.46 - Il bilancio di sette mesi

"Insieme in questi sette mesi abbiamo fermato l'avanzata della destra e la ritirata del Pd. Grazie a quel risultato oggi è in moto questo processo. La forza dell'emergenza mi ha permesso di fare una segreteria fresca e giovane, con sindaci e amministratori. Oggi, usciti dall'emergenza, questo processo darà al nuovo segretario la forza di guidare un partito così complesso".

13.44 - Primarie sempre

"Se sarò eletto, dalla scelta delle primarie non tornerò indietro in nessun modo".

13.42 - Valorizzare gli iscritti

"Dire che qualcosa non va non è lesa maestà. Salerno ha gli stessi iscritti del Piemonte. La provincia di Napoli più di tutta la Lombardia. Io voglio correggere qualcosa proprio per difendere il valore della militanza".

13.40 - Tesseramento, iscritti ed elettori

Come ripensare la struttura dei circoli e degli iscritti per evitare distorsioni? "Iscrizione assolutamente individuale, intanto: niente gruppi che si iscrivono collettivamente. La contrapposizione iscritti-elettori è davvero sbagliata. I primi che si battono perché venga a votare molta gente alle primarie sono gli iscritti: siamo lo stesso popolo. Sono modi diversi di fare la stessa cosa, con la stessa passione. Dobbiamo valorizzare fino in fondo il patrimonio degli iscritti, che va tramandato come oro alle nuove generazioni. Ci sono però delle cose da correggere e migliorare: ai gazebo, per esempio, chiediamo alla gente se vuole iscriversi, fare un passo in più, entrando nel partito senza filtri. Se entrassero cento o duecentomila persone spontaneamente, senza che nessuno glielo chieda, sarebbe straordinario".

13.33 - Il caso Campania: "O con Saviano o con la camorra"

"Non posso dimenticare di essere un avvocato: non si esprimono giudizi senza aver letto nulla. Esistono in alcune amministrazioni comportamenti che hanno rilevanza penale e lì ci pensa la Magistratura. C'è però un altra cosa che a noi interessa molto: il rigore che noi chiediamo ai nostri amministratori deve essere cinque, dieci volte superiore a quella richiesta dalla legge. Se vogliamo fare un partito nuovo dobbiamo alzare il nostro livello di anticorpi, valorizzando quei dirigenti che combattono al fronte, in territori di frontiera. Perché questo avvenga dobbiamo avere un partito che introduce i criteri della trasparenza e del rigore anche a fronte di scelte dolorose, senza ambiguità. O si sta con Saviano o si sta con la camorra".

13.28 - Il backstage

Franceschini prima dell'inizio del forum: "Posso togliermi la giacca?". Sulla stanchezza di fine corsa: "Mancano solo due giorni e mezzo, non mangio più. Concentro le funzioni vitali nel sonno".

22 ottobre 2009

 

 

 

Primarie Pd, il vice di Dario sarà il congolese Touadì

di Mariagrazia Gerinatutti gli articoli dell'autore

Niente ticket, aveva detto Franceschini. Poi all'ultimo, a poche ore dalla fischio di fine partita, ha deciso di tirare fuori un asso dalla manica. Se vincerà le primarie, il suo vice sarà il congolese Jean Leonard Touadì. Il primo deputato nero della Repubblica italiana. Un numero due che è uno spot dell'altra Italia.

Quella che se perde il posto di lavoro si ritrova clandestina e fuori legge. Quella che anche se paga le tasse non conta e non vota. E che però domenica prossima potrà mettersi in coda davanti ai gazebo, mescolarsi al popolo delle primarie, e contare al pari di tutti gli altri elettori del Pd.

"Sì gliel'ho chiesto anche perché è nero", rivendica con tono di sfida Franceschini. "Il Pd è nato per cambiare il paese e questo richiede scelte coraggiose, come quella di vivere davvero la società multietnica e rompere il legame tra criminalità e immigrazione - spiega il segretario in carica - . Per questo ho chiesto a una persona che è in italia dal 1970, ha tre lauree, ed è parlamentare del pd di essere il mio vicesegretario. glielo ho chiesto anche perchè è nero".

Una candidatura che chiama al voto gli immigrati, che, come nel 2007, da regolamento, potranno partecipare alle primarie. Ma che potrebbe spingere al voto anche qualche militante della sinistra che non sta più in parlamento. Una scelta molto veltroniana.

Era stato infatti proprio l'ex segretario del Pd, nel 2006, a iniziare alla politica Jean Leonard Touadì, docente e giornalista televisivo, chiamandolo a far parte della sua giunta in Campidoglio. Poi venne l'avventura del Pd. L'ex sindaco di Roma ci si buttò a capofitto. E Jean Leonard con lui. Anche se nel 2007, candidato nella lsita "A sinistra" non fu eletto. Poi, alle politiche del 2008, arrivò la candidatura alla Camera dei deputati (ma come indipendente nelle fila dell'alleato Idv). E con l'elezione, il primo ingresso nella storia della Repubblica di un deputato nero nell'aula di Montecitorio.

Adesso Franceschini, ricalca le orme di Veltroni. E promette che se vincerà le primarie il primo deputato nero della storia della Repubblica sarà il suo vice nel Pd.

"Ho sempre evitato - ha spiegato Touadi - di entrare nel gioco che trasforma gli immigrati in folklore ma è chiaro a tutti che non sono nato a Trastevere. Dal '79 ho fatto una scelta d'amore per l'Italia che non deve temere la novità dell'innesto di culture. Mi sento, come già accadde quando divenni assessore, un privilegiato e oggi accetto la proposta impegnativa e coraggiosa di servire il Pd in un momento così delicato per la democrazia in Italia".

La scelta di indicare Touadì come vice arriva dopo una serie di gesti e dichiarazioni a difesa degli immigrati, che, sempre più marcate, hanno scandito gli ultimi mesi della sua campagna elettorale.

Frasi, toni, prese di posizione. Fino alla partecipazione sabato scorso alla manifestazione contro il razzismo. In piazza duecentomila persone, migliaia di immigrati, tanti clandestini e tanti che invece vivono qui da dieci, vent'anni. Lavorano. Ma non hanno ancora né cittadinanza né diritto al voto.

E' a loro che parla la scelta di Toaudì, già candidato nella lista di Franceschini, a Roma. Un segnale che aprire le primarie agli immigrati, come accadrà domenica e come già accadde nel 2005, dove, nononstante un regolamento più complicato e la necessità per chi non era cittadino italiano di iscriversi nelle liste del Pd, furono in 47mila a rispondere, non è un fatto episodico. Privo di conseguenze.

 

 

 

22 ottobre 2009

 

 

 

 

Ignazio Marino al forum de l'Unità: "Si smentiscano 'accordicchi'"

di Mariagrazia Gerinatutti gli articoli dell'autore

No a spartizioni. No ai capibastone. No ad accordi prestabiliti per decidere il dopo-primarie, dice l'outsider della corsa alla segreteria del Pd. Ignazio Marino, ospite del forum de l'Unità, va giù duro. Altro che 'lodo Scalfari' per far sì che, al di là delle regole congressuali, chi conquista un voto di più diventi segretario: "Leggo di accordi già stretti tra Bersani e Franceschini su cosa farà chi arriverà secondo e chi dovrà fare il capogruppo alla Camera, una figura che si elegge a scrutinio segreto. Spero che smentiscano: se fanno questo la gente non tollererà", avverte Marino. "Gli elettori del Pd non vogliono più sentire parlare di accordicchi: come ci dividiamo le poltrone è questione che infervora le persone del secolo passato, non il nostro elettorato".

GUARDA IL VIDEO-FORUM: PRIMA PARTE | SECONDA PARTE

Quasi una premessa per continuare a parlare di Pd. E per potersi presentare domenica al popolo delle primarie. "Speriamo almeno che questa volta il Pd non perda l'elenco dei partecipanti", si augura Marino, che, dopo "mille giorni" da candidato assicura di non essersi affatto pentito. Maligna sulla sincerità dei suoi avversari durante l'intervista tripla delle Iene: "Dubito che io sia stato l'unico in gioventù che si è fatto uno spinello". E risponde così a tutte le domande che siamo riusciti a concentrare in un'ora. Sui temi del lavoro. "Noi siamo per un contratto unico a tempo indeterminato e un salario minimo". Sul sindacato: "Io sto con la Cgil". Sulla sanità. Sul merito. E poi le alleanze: "Sì con l'Idv, no con l'Udc". "Pensiamo prima a costruire un partito fedele alla propria identità e ai propri valori e a riprenderci i quattro milioni di elettori che abbiamo perso". Il sostegno di Bettini alla sua candidatura. La questione morale: "Ci sono dei problemi, vanno affrontati con grande rigore".

Su molti punti le sue risposte sono dei "no" e degli attacchi ai suoi avversari. "In un circolo di Catanzaro ci sono stati 100 voti in più degli iscritti e nemmeno uno per me", denuncia a proposito dei voti al Sud. "Bersani e Franceschini dovrebbero dire con chiarezza che loro voti con il sospetto che non nascano dal dibattito democratico li rifiutano. Io non ho questo problema perché voti che arrivano da capicorrente o capibastone non ne ho e non ne vorrei". E invece: "Bersani ha candidato Bassolino e Loiero, Franceschini Cardinale".

No ad accordi con Galan in Veneto, scandisce Marino. "Altrimenti potremmo anche candidare Berlusconi alla segreteria del Pd". E no ad accordi che modifichino in corsa le regole del congresso. "Altro è dire come avevo fatto tempo fa che il voto degli elettori va rispettato". Se non dovesse vincere Marino spiega che: "Indicherò 8 punti in base ai quali decidere a chi dare il proprio appoggio". E se dovesse vincere lui? È sicuro di avere il know how per guidare un partito? "Ho gestito bilanci da cento milioni di dollari con la logica che se falllisci te ne vai...", vanta le sue credenziali il candidato-chirurgo. "Negli Usa c'è un termine: accountability. In italiano no: "Lì quando si perde si cambia il leader da noi i leader restano e si cambiano i partiti".

TUTTO IL FORUM MINUTO PER MINUTO

Ore 11.00 - A proposito di spinelli

In attesa di cominciare, qualche battuta sull'intervista delle Iene. "Ma io non ci credo che sono l'unico che si è fatto lo spinello".

Ore 11.06 - A proposito del confronto

Nell'attesa, si parla del confronto: "Alla fine, a parte Youdem, il confronto siamo riusciti a non farlo... A Matrix siamo anche entrati e usciti separatamente..."

Ore 11.10 - Posto fisso? Contratto unico a tempo indeterminato

Propaganda? Una mossa di Tremonti? "Questo governo ci ha abituato a una politica di annunci a cui poi non seguono fatti. Gelmini dice che vuole il merito: io avevo introdotto una legge per assegnare i finanziamenti ai giovani ricercatori, lei l'ha cancellata e ha fatto l'opposto". "Nella nostra mozione siamo per impegno chiaro contratto unico a tempo indeterminato (non individuale, come, per errore, c'è scritto nelle prime bozze del mio programma), con salario minimo e risorse economiche per chi rimane senza lavoro, un reddito di disoccupazione che si associ a una formazioen continua in modo che chi rimane senza lavoro possa continuare ad acquisire capacità ed essere attraente per il mondo del lavoro, pensiamo a un modello per cui un giovane che entra nel lavoro può essere precario per un anno ma poi acquista la stabilità necessaria alla sua felicità".

Ore 11.15 - "Io sto con la Cgil"

Si discute molto del ruolo del sindacato, lei cosa ne pensa? "Spesso mi sono ritrovato nelle posizioni della Cgil. I precari sono 4 milioni, sono i primi che rischiano in un momento di crisi, un milione circa si stima che lo perderanno, credo che si possa accettare una flessibilità iniziale, per i primi 700 giorni ma poi ci vuole una sicurezza". "Tanti ministri nella storia della Repubblica hanno lavorato per l'unione sindacale, l'obiettivo di questo governo sembra dividere".

Ore 11.20 - "Franceschini e Bersani rifiutino i voti dei capibastone"

È soddisfatto del risultato raggiunto fin qui? "Raggiungere quasi il 10% tra gli iscritti è un buon risultato per la mozione Marino e un ottimo risultato per il Pd, io ho una storia di mille giorni, i miei avversari hanno una storia di partito di un terzo di secolo. Avevo chiesto di allungare di dieci giorni il tesseramento, anche perché avevo sospetto che in alcune regioni il tesseramento fosse un pochettino sovrabbondante (in un circolo di Catanzaro ci sono stati 100 voti di più degli iscritti e la mia mozione non ha preso neanche un voto) ci fu detto che c'erano delle regole. Ci sono dei problemi, vanno affrontati con grande rigore. Bersani e Franceschini dovrebbero dire con chiarezza che loro voti con il sospetto che non nascano dal dibattito democratico li rifiutano. Io non ho questo problema perché voti che arrivano da capicorrente o capibastone non ne ho, ma non ne vorrei, voglio solo voti che vengono dalla riflessioni sull'idea di paese che ciascuno di noi presenta.

Ore 11.22 - "I miei avversari parlano di rinnovamento e candidano Loiero o Cardinale"

"In Calabria, atterrando a Lamezia Terme, nel terminal c'è un cartello pubblicitario dove c'è scritto: "voli sanitari privati per pazienti". Quella è la dichiarazione del fallimento dell'articolo 32 della Costituzione sul diritto alla salute". "Perché come Bersani scrivere sui manifesti: cambia l'Italia e poi candida Loiero in Calabria e in Piemonte Giusi La Ganga. Perché Franceschini in Sicilia candida Cardinale? Si possono scegliere nelle proprie liste: giovani, donne, persone che rappresentino il mondo delle professioni".

 

Ore 11.25 - Bettini dietro le quinte?

Come è nata la candidatura di Marino? "Alle europee, Franceschini mi chiese di candidarmi in due circoscrizioni. Poi molti cominciarano a chiedermi perché non mi candidavo alla segreteria del partito. Poi c'è stato l'incontro con i cosiddetti "piombini". E poi anche alcuni parlamentari hanno cominciato a dirmi: perché non ti candidi. Rosa Calipari, Felice Casson... Tra questi Bettini, che mi spiegò che secondo lui era necessaria una terza candidatura. Ragionamento che coincideva con il mio. Molte persone non si riconoscono in questa destra, ma poi non sa cosa vota se vota Pd perché si ritrova sempre davanti a due-tre leader del Pd che dicono cose diverse. Altro problema: il 95% delle persone nel partito si sono schierate prima che fossero scritte le mozioni. Si schieravano con le persone. Io corro per le idee".

Ore 11.28 - Il contenzioso con l'università di Pittsbugh

Ci si aspettava una reazione più veemmente.... "Quando da alcuni giornali della destra furono pubblicate documentazioni false e infamanti ho reso pubblico tutto il carteggio. E' quello che negli Usa si chiama: character assassination, quando si presenta un nuovo personaggio sulla scena, infagarlo subito".

 

Ore 11.32 - Franceschini e Bersani smentiscano che ci sono accordi

Perché no? Franceschini dice che questa fino a pochi giorni fa era la proposta di Marino... "No nella lettera a cui fa riferimento Franceschini scrivevo: dobbiamo impegnarci a dare valore al voto degli iscritti e non proponevo davanti a un caffé di rovesciare le regole dello statuto. Di fronte alla mia proposta di prolungare di dieci giorni il tesseramento mi dissero: non si possono cambiare le regole a partita aperta. Adesso acluni giornali parlano di accordi tra Franceschini e Bersani su chi dovrà fare il capogruppo alla Camera, che si elegge a scrutinio segreto. Spero che smentiscano: se fanno questo la gente non tollererà. Non vogliono più sentire parlare di accordicchi e di questioni che infervorano le persone del secolo passato ovvero come ci dividiamo le poltrone.

Ore 11.35 - Perché non c'è una donna candidata alla segreteria?

"C'è stata una tale pressione a fare in modo che non ci fossero più di due candidati che dalla corsa è stata tagliata fuori una possibile candidatura femminile. E questo è un male. In parlamento abbiamo donne straordinarie. Quando mi trovai ad affrontare il dibattito sul testamento biologico c'era la necessità di cambiare alcuni articoli e le persone che si sono impegnate di più a discutere sono state soprattutto parlamentari donne, che però poi non vengono gratificate con posizioni di rilievo".

Ore 11.38 - La questione morale del Pd

Si parla delle vicende che riguardano la sanità pugliese. Domanda: c'è una questione morale nel Pd? "La questione morale è un punto centrale nella politica, non solo nel Pd. Nella mia mozione sostengo che dobbiamo darci un codice in cui diciamo con chiarezza che non vogliamo candidare in parlamento condannati con sentenza definitiva. Nel centrodestra ce ne sono diversi". "Nel mondo del lavoro anglosassone se un uomo politico ambisce a diventare assessore alla sanità e ha una moglie che è la principale imprenditrice nella strumentazione chirurgica non può farlo".

Ore 11.40 Sull'immigrazione siamo più avanti di Fini

Un lettore chiede chiarezza sull'immigrazione e chiede se il Pd deve essere costretto a inseguire Fini. "Nella nostra mozione lo diciamo molto chiaramente che siamo contro i respingimenti. Siamo un po' più avanti del presidente della Camera: vogliamo la cittadinanza per ogni bambino e bambina che nasca in Italia".

Ore 11.42 L'impegno dei medici nella sanità pubblica

Sul lavoro pubblico-privato dei medici. "C'era una legge che diceva con chiarezza: se fai cento visite private non puoi farne di meno nella tua attività pubblica. Due mesi dopo l'insediamento del governo Berlusconi ha spostato il termine di questa legge al 31 dicembre del 2012. Nell'aprile del 2013 ci saranno le elezioni".

Ore 11.43 Federalismo fiscale

Sul federalismo fiscale: "Al momento è una parola vuota, Calderoli nemmeno sa come applicarlo. Scuola e Sanità non possono essere regolamentati ed erogati in maniera diversa nelle diverse regioni"

Ore 11.45 Pentito di essersi candidato?

Pentito? No. Sui grandi temi: testamento biologico, la cittadinanza ai bambini che nascono nel nostro suolo, il rispetto dell'ambiente, gli elettori del Pd sono tutti d'accordo.

Ore 11.46 Se non dovesse vincere lei?

"La mia candidatura serve a dare più identità e valori al Pd. Striscia dice che vinceremo in maniera bulgara, se non sarà così indicheremo 8 punti e sulla base di quello daremo il nostro appoggio".

Ore 11.50 - E se vincesse?

Continuerà a operare? "Per ora sì. Se diventerò segretario vedremo". Dà più soddisfazione un fegato trapiantato o una vittoria politica? "L'altro giorno a Palermo mi si è avvicinata una signora, rincorrendomi per abbracciarmi: era la moglie di un paziente che avevo operato otto anni fa. Quelle soddisfazioni sono incomparabili".

Ore 11.54 - Scissioni? "No ma ci vuole coerenza"

C'è un rischio scissione dopo le primarie? Vede posizioni incompatibili con il Pd?: "Credo in un partito che discuta, ma poi deve fare una sintesi, se un partito non riesce a farlo deve votare e poi tutti ci si deve sentire impegnati a rispettare quella decisione presa a maggioranza, ma è chiaro che si deve condividere una idea di democrazia".

Ore 11.55 - L'emergenza democratica

C'è un'emergenza democratica? "C'è un grandissimo problema, il conflitto di interessi e sono più credibile io quando dico che voglio risolverlo che chi alla fine degli anni Novanta aveva responsabilità nelle forze di maggioranza. Non penso che la sentenza della corte fosse motivo sufficiente per dimettersi ma ho pensato che doveva dimettersi dopo aver sentito i suoi insulti al presidente della Repubblica che secondo lui doveva fare pressioni sulla Corte costituzionale".

Ore 11.56 - Mai con Galan

In Veneto con Galan? "No, assolutamente no, noi dobbiamo essere alternativi a Galan, alle Lega e alla destra. Allora a quel punto candidiamo anche Silvio Berlusconi alla segreteria del Partito democratico...".

Ore 11.57 - "Alleanze? Sì con l'Idv, no con l'Udc ma riprendiamoci prima i nostri elettori"

"Io immagino un partito che allarghi le braccia a quei 4 milioni di elettori che noi abbiamo perduto, già recuperare quelli con una politica che definisca chiaramente idea di società che abbiamo, l'Idv per me è un alleato naturale, non mi ritrovo con le parole sopra le righe di Di Pietro quando attacca le massime istituzioni del nostro paese, però sulle questioni morali e sui diritti civili c'è una comunione di vedute, sull'Udc ho dei problemi. Bersani dice: dobbiamo allearci in 5 regioni per vincere. Non è quella la mia idea di partito. Per me un partito deve avere identità e valori e non un assessorato in più. Se l'uguaglianza tra le persone non è un valore io con chi la pensa così non mi posso alleare".

Ore 11.58 - Principali errori del Pd?

"Le correnti e non saper prendere le decisioni in maniera netta". Che ruolo darebbe agli altri sfidanti? "Non si fanno accordi prima, si valuta dopo le primarie le persone capaci nei vari settori".

Ore 11.59 - Ma riuscirebbe a guidare il Pd?

Ha giocato da outsider ma il know-how per gestire il partito ce l'ha? "Penso proprio di sì. Ho gestito bilanci da cento milioni di dollari con la logica che se fallisci te ne vai (il termine anglosassone è "accountability", quello italiano non c'è: da noi cambiano i partiti rimangono i leader, altrove non è così...)".

Ore 12.00 - Il tesoretto delle primarie

Nel 2007 andarono a votare più di tre milioni di persone, ma non c'è un elenco dei partecipanti a quelle primarie. E questa volta? "Un augurio: che il Partito democratico questa volta non perda l'elenco degli iscritti".

 

SPECIALE PRIMARIE: IMMIGRATI AL VOTO | SEDICENNI AL VOTO

21 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

Primarie Pd, Bersani a l'Unità: "Contrario a governi centristi"

Un'ora di confronto con Pier Luigi Bersani, candidato alla segreteria del Partito Democratico. Stimolato dalle domande della redazione e dei lettori, l'ex ministro ha esposto le sue idee a tutto campo: dalla forma del partito alle riforme istituzionali, dal lavoro da fare su scuola e immigrazione alle alleanze in vista delle regionali. Di seguito una sintesi testuale di tutte le risposte, dalle 18,30 sarà possibile vedere il video dell'incontro. IL VIDEO DI BERSANI

La tre giorni de l'Unità continua domani, quando sarà la volta di Ignazio Marino. Giovedì toccherà quindi a Dario Franceschini, a partire dalle ore 13,30.

11.03 - "Per Tremonti il posto fisso è casa o a lavoro?"

Si comincia commentando i fatti del giorno e la prima pagina del nostro giornale, con le dichiarazioni del ministro Tremonti sul precariato. "Per Tremonti il posto fisso è casa o a lavoro?", chiede Bersani. A parte le battute, prosegue il candidato leader, c'è poco spazio per parlare dei fatti, dei dati, di quello che sta succedendo nel paese.

11.05 - "Facciamo sì che il successore di Berlusconi sia il leader di un'alleanza alternativa"

"Non mi interssa se Tremonti o chi altro può fare il successore di Berlusconi. Facciamo questi discorsi perché il premier mostra evidenti segni di cedimento, ma meglio far sì che il successore di Berlusconi sia il leader di un'alleanza alternativa"

11.08 - "Niente rischio scissione, il giorno dopo il 25 il partito va avanti"

Bersani scongiura e stigmatizza il rischio scissioni. "Queste sono solo schermaglie. Bisogna invece stare sereni, stiamo facendo una cosa utile alla democrazia e questo congresso non è una resa dei conti, un modo per decidere un capo".

11.10 - "Centrosinistra senza trattino"

"Penso a un partito plurale ma con un muro maestro: profilo sociale, civico e liberale. Mescolare parole nuove e parole antiche, perché possano riconoscersi nel Pd nuove ragioni e nuove culture. Penso a un centrosinistra senza trattino, che si aggreghi attorno a un soggetto con un'identità forte".

11.12 - Caso Binetti: i parlamentari tengano conto di una disciplina condivisa

"A nessuno il dottore ha detto di fare il parlamentare. Chi vuol farlo deve tener conto di una disciplina condivisa. Se c'è il marcato rispetto delle regole condivise, ci si mette fuori".

11.14 - Giustizia e riforme istituzionali da collegare ai temi sociali

"Berlusconi sa che questo paese è disposto a dar via un po' di democrazia se gli viene qualcosa in tasca. Noi dobbiamo convincere il nostro popolo che quella ricetta sta producendo dei danni concreti, economici, sociali. La difesa della Costituzione è un must, il punto è come".

11.16 - Dialogo solo su temi concreti

Dialogo o non dialogo: "Se parliamo di giustizia, di precariato, di cose che la gente vive, allora dobbiamo mostrare capacità di dialogo e di lavorare a trovare soluzioni ai problemi. Se dobbiamo star nel campo dei problemi suoi, del premier, non c'è possibilità di dialogo. Sulle riforme istituzionali si parta dalla bozza Violante, occorre concentrarsi soprattutto sulla riforma elettorale: è incredibile che gli elettori possano scegliere il segretario del Pd e non i suoi parlamentari".

11.23 - Ripristinare la funzione del parlamento

"Usciamo da questa paranoia del dialogo. Abbiamo il parlamento, facciamolo lavorare: sulla bozza Violante, sulla crisi. Ripristinare la funzione del parlamento è il punto iniziale. Se fai 25 voti di fiducia in un parlamento a cui tu di fatto hai dato la fiducia, con questo meccanismo elettorale, stai mettendo la pistola alla tempia dei soggetti sociali".

11.20 - Ricomporre le divisioni coinvolgendo i lavoratori".

Sul tema del lavoro e l'accordo separato sui metalmeccanici."Serve una ricomposizione del fronte sindacale, attraverso una forma di partecipazione dei lavoratori che possa dirimerle".

11.27 - Ricostruire l'Ulivo, alleanze larghe

Alleanze alle regionali: variabili, sul territorio, verso il centro o verso sinistra? "Dobbiamo fare tre cose. Primo: rafforzarci come partito, facendo percepire che siamo utili all'alternativa. Facendo uno sforzo generoso per risolvere il problema Berlusconi. Secondo: riaprire il cantiere dell'Ulivo, ricostruire un rapporto con le formazioni più vicine a noi, di sinistra, ambientaliste. Terza: proposta larga di alleanze politiche. Dobbiamo coinvolgere tutte le forze che ci sono all'opposizione, e so benissimo quali difficoltà ci sono". Le regionali? "Un'occasione per proporre alleanze larghe, democratiche".

11.35 - Nessuna "balena bianca" all'orizzonte

Casini, Fini stanno facendo il loro lavoro politico, un nuovo soggetto di centro non è destinato ad allearsi con la destra piuttosto che con la sinistra? "Siamo entrati fortemente in un sistema bipolare che dobbiamo riaffermare e che è già intimamente in questo paese. Non è bipartitico e quindi sopporta al suo interno un insieme di partiti che però dovranno acconciarsi a un quadro bipolare. Ma i cittadini hanno diritto di sapere quale è la maggioranza che li governerà. L’ipotesi che nasca una balena centrale io non la vedo. Penso che Fini dovrà combattere con Berlusconi e il berlusconismo perché ha in mente una idea di partito di destra europeo non populista, ma la destra europea festeggia il suo 25 aprile senza se e senza ma e non ha quel populismo berlusconiano che c’è di qua".

11.38 - Un'iniziativa parlamentare sulla scuola

"Questa che ci vendono come riforma Tremonti Gelmini è una semplice riduzione dell'offerta formativa. Questo sistema è entrato in un bricolage di riforme che lo sta distruggendo. Abbiamo una responsabilità di proporzioni cosmiche. Fermiamoci, fermatevi. Facciamo un'operazione parlamentare, chiamiamo le migliori competenze. Nel 1978 si fece per via parlamentare la riforma sanitaria, che fu una rivoluzione. Facciamo lo stesso per l'istruzione. Di bricolage in bricolage si rischia grosso". Sulla ricerca è necessario trovare meccanismi virtuosi come il credito d'imposta, oltre che aumentare le risorse.

11.42 - La scuola non può essere solo tema di bilancio

"Per noi ci sono beni che non possiamo affidare al mercato: salute, istruzione, sicurezza. Poi possono tirare fuori la scuola privata, ma anche nel corpo grosso dell’elettorato loro il concetto di scuola pubblica e di sanità pubblica sono fondamentali. Andremo a una discussione parlamentare partendo da qui. Ci sono problemi di qualità, di merito e di estensione ed inclusività. La scuola non si può ridurre a tema di bilancio".

11.44 - I sedicenni al voto e il senso del Pd

"Se pensi che tutti gli uomini hanno la stessa dignità vieni qua e dacci una mano. Questo dico ai sedicenni. Non dobbiamo tornare a parlare di ideologie ma nemmeno a fare i post-identitari io non ci sto. Senza idealità non c’è interesse per la politica. Noi ai ragazzi dobbimo dire che abbiamo un senso e un mestiere. Siamo qui per dire che crescita, sviluppo economico non ci può essere se non lo guardi con il principio dell’ugaglianza".

11.46 - Superare dicotomia iscritti-elettori

Perché si è disperso il patrimonio degli elettori delle primarie, con un'anagrafe che sarebbe certamente tornata utile? Si va a delle nuove primarie, voterà molta gente che non è iscritta. C'è un progetto per tenere conto di questa massa di persone e superare in modo positivo la questione iscritti-elettori? "Noi abbiamo fatto un errore a stabilire la diversità tra popoli, tra iscritti ed elettori, come se fossero antropologicamente diversi. Non sono razze diverse. Io non sono perché le tessere contino al cento per cento, io sono perché contino al cinquanta. Ci vuole un albo degli elettori, una ricognizione. Non è possibile che Storace dica chi vuole votare al Pd: astenersi perditempo. Gli iscritti avranno qualche responsabilità e potere in più, possiamo coinvolgere gli elettori quando vogliamo essere presenti sul territorio. Iscritti ed elettori sono la stessa cosa, semplicemente con un'intensità diversa sul territorio".

11.48 - Ridurre i costi della politica

"Facciamo una Maastricht dei costi della politica. Prendiamo i paesi europei, le loro spese, voce per voce: facciamo la media e ci mettiamo in quella media".

11.49 - Liste e candidature: rinnovamento ma ok a Bassolino e Loiero nelle primarie

"Bassolino e Loiero sono andate bene fin qui. Dobbiamo andare a un rinnovamento. Che poi un presidente della regione non debba essere in un parlamentino di partito, non capisco perché".

11.55 Bossi e l'immigrazione

"Bossi ha un’altra cosa in testa, sull’immigrazione dobbiamo avere una consapevolezza. Ma gli immigrati ci danno il 10% della ricchezza ci costano il 3% della spesa assistenziale, il problema invece viene scaricato sulla parte piu’ debole della popolazione: un grande partito popolare deve avere occhio a questo problema. Sennò rischiamo di far correre dentro il popolo regressioni culturali che non è facile fermare con le prediche".

12.00 - Domande finali, botta e risposta

Quali i principali errori del Pd in questi due anni? "Quello fondamentale: abbiamo deciso di farlo, senza discutere di come farlo". Quali incarichi a Franceschini e Marino, se sarai eletto? "Ne parlo prima con loro, non credo funzioni così". Lista civica con Galan in Veneto? "Il primo passo è quello dell'autonomia. In Veneto come in tutto il nord noi possiamo avere molta forza, specie dove la destra è divisa". Come difendere la Costituzione? "Saldare tema democratico e temi sociali". Tesseramento e risultati congressi al sud: sono un problema? "Esiste certamente un problema, non tanto nelle proporzioni dei votanti. Certo, in date aree bisogna stare molto attenti a deviazioni e infiltrazioni. Dopodichè attenzione: banalizzare questo tema è pericoloso. Che non passi l'idea che non c'è niente da fare, che tutto quel che viene dal sud è robaccia, noi lasciamo sole le forze vere che stanno lavorando e che soffrono di certi giudizi sbrigativi. Occorre riprendere il tema del mezzogiorno senza semplificazioni". C'è un tentativo del governo di isolare la Cgil? "Sì, e il Pd può aiutare mostrando un suo punto di vista. In questo punto di vista c'è il tema dell'unità del lavoro come bene pubblico". Ci sono posizioni incompatibili tra loro dentro il Pd? "Quello che conta è un metodo, come qualsiasi associazione. Ci sono regole, ci sono delle eccezioni, ma chi non sta nelle regole di fatto si mette fuori".

(a cura di Francesco Costa)

20 ottobre 2009

 

 

 

"Fino al 25 ottobre con Marino... Poi giocherò in prima persona"

di Mariagrazia Gerinatutti gli articoli dell'autore

È un po' come quei registi che, a sceneggiatura già chiusa, si inventano un finale che riapre la storia: "Fino al 25 ottobre tifo per Ignazio Marino, ma noi la nostra parte l'abbiamo fatta... Dopodiché, se, dopo una pausa per perdere peso, qualcuno riterrà utile il mio contributo cercherò di non essere il regista ma di lavorare in persona". Una promessa? Qualcosa di più: un progetto? Nello spazio Etoile la platea venuta ad applaudire il regista di tanti film, più o meno di successo, della politica italiana, volti che si interrogano. "Cosa ha in mente Goffredo Bettini?". E il fatto che a quattro giorni dalle primarie, Bettini lasci la risposta in sospeso non toglie nel pubblico la sensazione che qualcosa in mente per il dopo-primarie il "gran regista" della politica italiana, che sogna di diventare attore, magari protagonista, ce l'abbia.

In sala, ci sono alcuni dei migliori interpreti del "Modello Roma", un copyright che unisce ancora il sostenitore di Ignazio Marino, che lo affianca, a Veltroni, che non c'è, e persino a Francesco Rutelli, assente, ma citato sia da Bettini che dalla moglie Barbara Palombelli, in assoluta sintonia con patròn Goffredo. Una platea "veltroniana", si sarebbe detto un tempo. C'è Nicola Zingaretti, presidente della provincia di Roma e il suo predecessore, Enrico Gasbarra. L'uno schierato con Zingaretti, l'altro con Franceschini, adesso. Non importa. Correnti riunite nell'omaggio a Bettini. C'è Andea Mondello, presidente della Camera di Commercio e c'è Mario Marazziti, Comunità di Sant'Egidio. Cesare Romiti e Ignazio Cipolletta. E ospite d'eccezione anche l'ex presidente della Camera, Fausto Bertinotti. In amicizia anche lui. Anche se non in sintonia.

Tutti venuti ad assistere all'anteprima del Pd secondo Bettini. Ovvero "pd anno zero" (tutto minuscolo). Titolo del suo libro-intervista (a cura di Carmine Fotia, ed. Gaffi). Dedicato "A Michele (Meta ndr, coordinatore della mozione Marino) e a quegli amici di una vita che hanno deciso ancora una volta di combattere dalla stessa parte". Costruito come un film sul Pd. Con tanto di sceneggiatura originale di alcuni dei momenti più drammatici degli ultimi due anni. Personaggi, protagonisti. E battute che Bettini, a pochi giorni dalle primarie, consegna alla storia del Partito democratico. Franco Marini, alla vigilia della nascita del Pd: "Non è che io abbia particolari simpatie per Veltroni, però sia in una crisi gravissima e l'unica persona è lui". O D'Alema, a poche ore dalla sconfitta elettorale: entusiasta. "Abbiamo fatto bene a puntare su Veltroni, non ho mai fatto in Puglia una campagna elettorale così bella, mai piazze così affollate. Goffredo, noi vinceremo queste elezioni". E poi, ovviamente Veltroni. Quello che scalda i cuori nella campagna elettorale. E quello "paralizzato" del dopo sconfitta. Ormai preda delle "pressioni dei popolari e di Franceschini" - così viene ritratto. E soprattutto, ovviamente, il regista, Goffredo Bettini.

Che consiglia. Spinge. Incoraggia. Nel "primo tempo" del film (così lo chiama l'autore). E nel "secondo tempo" invece si vede mettere da parte. E come il gallo di San Pietro non viene ascoltato mentre suggerisce che l'unica soluzione è il congresso. All'indomani della sconfitta, quando parla a cuore aperto con Veltroni: "Guarda, le critiche sono del tutto legittime. Noi vediamo il bicchiere mezzo pieno, altri lo vedono mezzo vuoto. La questione va discussa apertamente, non perdere il tuo popolo, devi fare questa discussione insieme a loro". E ancora all'indomani delle dimissioni di Veltroni, quando Veltroni passò il testimone a Franceschini. "Io anche allora ero per fare il congresso. Walter mi disse. Non insistere, oggi sarebbe un disastro per il partito".

Anche se qui il dialogo decisivo è un altro. Quello con Franceschini: "Ma se ti voto come soluzione d'emergenza ti impegni a non ripresentarti al congresso?". La risposta, in privato, il futuro segretario del Pd preferì non darla. "Pubblicamente disse che il suo compito sarebbe terminato a ottobre".

Il resto è storia di questi giorni. "Bersani per me è un legittimo ritorno all'indietro, davvero pd anno zero, l'azzeramento della vocazione iniziale del partito democratico", spiega a voce ai presenti l'autore del docu-dramma. E Franceschini? "Oggi scopre anche lui la laicità...". Qualcuno prova a leggere in queste parole un responso su possibili accordi futuri. Bettini è già più in là a spiegare che la politica bisogna amarla ma anche provare nei suoi confronti la giusta "diffidenza".

21 ottobre 2009

 

 

 

 

2009-10-19

Pd, la sfida a tre fa tappa a l'Unità

Una settimana di corsa, per decidere il futuro del Pd. E una tappa su Unita.it. Il confronto tra i tre candidati alla guida del Partito democratico passa dal sito e dalla redazione de l'Unità per un confronto a distanza ravvicinata con giornalisti e lettori.

Martedì 20 alle ore 11 si terrà il forum con Pier Luigi Besani. Il giorno successivo, mercoledì 21 sarà la volta del senatore-chirurgo Ignazio Marino che prenderà parte al forum del nostro giornale a partire dalle ore 11. Toccherà quindi al segretario Dario Franceschini chiudere gli interventi in redazione partecipando al forum giovedì 22 a partire dalle ore 13,30.

In collaborazione con RedTv il sito www.unita.it trasmetterà i tre confronti in diretta con uno streaming live. Per tutti i lettori la possibilità di mandare domande in tempo reale cliccando qui.

Il nostro giornale pubblicherà ampie sintesi degli incontri e, sempre sul nostro sito, dalle 18.30 sarà possibile rivedere il video degli incontri.

19 ottobre 2009

 

 

 

2009-10-17

Pd, confronto al novantesimo minuto. "E ora venite in tanti a votarci"

di ma.ge.tutti gli articoli dell'autore

"Murdoch sta già tremando...", gongola con un pizzico di ironia Walter Verini, già consigliere fidatissimo di Veltroni e ora direttore di Youdem, l'unica tv autorizzata a riprendere e trasmettere il confronto tv tra i tre candidati alla guida del Pd. Perciò godetevelo. Studiatevelo bene. Difficilmente da qui alle primarie ce ne sarà un altro. Non con tutti e tre i candidati alla guida del Pd. "Perché dobbiamo dare spettacolo in qualche studio televisivo? Un partito è una cosa seria", declina l'invito Bersani prima di accomiatarsi dalle telecamere di Youdem. Non è in tv che vuole giocarsi la partita. Anche se la partecipazione ad Annozero sembra avergli fatto un certo effetto: "Più di cinque milioni di spettatori: Berlusconi se ne parli ben o male tira sempre". Quanto al Pd, a Bersani, il confronto che si è appena concluso tra le quinte più teatrali che televisive dell'ex Acquario romano e davanti a un pubblico di 150 sostenitori, un terzo per mezione, seduti in rigoroso ordine alfabetico, basta e avanza. Lo ha visto solo chi si è collegato con Youdem, o in streaming sul sito de l'Unità, lo rivedranno in rete quelli che lo vorranno vedere. Bene così. Anche se gli altri due, invece, sarebbero subito pronti al bis. Meglio in Rai, per Ignazio Marino. Ovunque, per Franceschini, entusiasta del volto e del piglio che sta mostrando in questo rush finale.

"Per tutto il tempo ha fatto la corsa su Marino, che sugli stessi temi però è più credibile", commentano gli spin-doctor del chirugo. "Ha fatto bene: rinnovamento, laicità non sono mica roba sua, sono valori del Partito democratico", rivendica un franceschiniano. E Bersani? "Si è tenuto fuori dal battibecco, ha fatto bene, ha scelto di non iscriversi a quella gara tra i due", dicono i suoi, soddisfatti anche loro, nei bilanci del dopo-match.

Certo, alla tv, Bersani non ha concesso molto. Nemmeno un cambio di cravatta: rossa, come da tradizione. Frivolezze che lascia agli altri candidati. Anche se la partecipazione ad Annozero sembra avergli fatto un certo effetto: "Tutt'altro entusiasmo mostra il terzo candidato, Ignazio Marino, che per l'occasione ha tirato fuori dal cassetto una cravatta favolosa. Nel senso che ritrae la favola della tartaruga e della lepre. Un portafortuna: "Alla fine in Esopo è la tartaruga che vince". Franceschini va d'azzurro. Ma, look a parte, è quello che cerca di più il modo per bucare lo schermo.

La battuta più efficace? Rapida carrellata sui novanta minuti di confronto serrato. Nei capannelli fuori dalla Acquario romano riparte la gara. "Franceschini che attacca Bersani su Bassolino". Esattamente quando, a proposito di errori, dice allo sfidante: "Io non avrei mai messo Bassolino capolista alle primarie". Touché. E per Bersani? Non ci sono dubbi. Cinquantesimo minuto. Si parla di Berlusconi, dialogo e crisi istituzionale. Franceschini dice: "Non c'è spazio per il dialogo con chi calpesta le regole". E Bersani ribatte: "Mi sembra che questa legislatura la abbiamo iniziata chiacchierando con Berlusconi". Anche qui però un Franceschini barricadero scolpisce nella pietra la sua frase: "Mi metterò di traverso a pacche sulle spalle sorrisi e inciuci che dodici anni fa hanno impedito di fare la legge sul conflitto di interesse". E Marino? La battuta più bella secondo i suoi sostenitori: "Quando dà a Dario e Pier Luigi dei personaggi del secolo passato e gli chiede: voi che avevate un ruolo nel secolo passato perché non avete fatto allora quando si poteva fare la legge sul conflitto d'interesse?".

In novanta minuti si è parlato di tutto. Sanità, crisi, immigrazione. "Sì agli immigrati, senza immigrazione questo paese non può avere futuro. No al burqa, la mia integrazione è guardarsi negli occhi", scandisce un Bersani in sintonia con la Santanché. E poi nomine Rai, alleanze, partito: "E' la decima intervista che leggo di Chiamparino su quanto è scontento del Pd, ma io dico: dobbiamo starci dentro questo partito, tenercelo stretto", attacco di Bersani al fronte franceschiniano. "Metà della mia squadra la sceglierà in base al merito", accenna un po' incauto Franceschini. "E l'altra metà?", si domanda il pubblico. La parola tabù la pronuncia Marino: "correnti". "Il Pd di Franceschini è vittima delle correnti che non vogliono il rinnovamento". E non solo. Si parla del caso Binetti. "E Fioroni, Dorina Bianchi, Bosone? Devo fare i nomi di tutti quelli che voterebbero come la Binetti sul testamento biologico?", incalza Marino, in uno dei momenti più caldi del confronto.

Serratissimo tra lui e Franceschini, che uno per uno cerca di strappare al terzo candidato tutti i temi che in questi mesi Marino ha messo sul tappeto. Mentre Bersani sembra starli a guardare fuori dalla ring. Si scomoda giusto per ricambiare un paio di montanti. E lascia cadere anche quando Franceschini, più preso a recuperare terreno su Ignazio Marino, gli ricorda che dopo le dimissioni di Veltroni "nessuno si è fatto avanti".

GLI ALTRI TEMI DEL CONFRONTO

Sulla sanità, Marino apre subito le danze. "La politica deve uscire dal controllo della sanità pubblica. Deve smettere di nominare i primari. Le persone devono sapere che il primario non è quello che è più amico del segretario di partito ma il più bravo". E Franceschini gli va dietro, bacchettandolo: "Hai ragione, ma così si rischia di esser generici: gli assessori regionali non devono nominare i direttori delle Asl che poi nominano i primari, si può fare per legge o con un atto unilaterale nelle regioni in cui governiamo, come propongo io".

Sull'immigrazione, la convergenza non è massima. "Sì agli immigrati, senza immigrazione questo paese non può avere futuro. No al burqa, la mia integrazione è guardarsi negli occhi", scandisce un Bersani in sintonia con la Santanché. Mentre Marino infligge a Franceschini la lettura di tutto ciò che è stato detto e contraddetto sui respingimenti da lui stesso e da altri esponenti del Pd. "I respingimenti vanno fatti rispettando la legge", replica Franceschini. Per ilr esto: "L'opposizione deve spiegare le buoni ragioni dell'accoglienza, farci sentire quando la destra calpesta i diritti dell'uomo".

Sulle primarie, Franceschini cerca il coupe de theatre e tira fuori una dichiarazioni di Marino datata 5 ottobre e rilancia il "lodo Scalfari": "Eri tu che proponevi chi prende più voti vince, adesso perché ti tiri indietro?". "Le regole vanno rispettate, così mi hanno risposto quando ho proposto di allungare di dieci giorni il tesseramento".

Caso Binetti, Franceschini prova a giocare d'anticipo. "La legge contro l'omofobia era una norma sacrosanta, non valeva nemmeno la libertà di coscienza", la attacca lui per primo. E Dorina Bianchi che vuole l'indagine sulla Ru486 allora? Replica Marino. Ricetta: "Quelli che non si sentono laici dentro il cuore, a questo giro perché non li lasciamo a casa". Bersani la vede così: "Non lo ordina il dottore di fare il parlamentare, se sei lì non puoi ragionare solo con la tua coscienza ma devi accettare una disciplina, vale il vincolo di maggioranza salvo deroghe che devono essere stabilite da un organo statutario".

Sui diritti civili, Marino e Franceschini parlano due lingue diverse. Marino parla di "civil partenership", adozioni per i single e anche "liberalizzazione delle droghe". Franceschini di "famiglia naturale".

Alleanze. Marino la vede così: "Dobbiamo riportare a casa quei quattro milioni che si sono allontanati dal Pd: socialisti, ambientalisti, radicali. E poi occupiamoci delle alleanze". Con l'Idv? "Certo, un alleato naturale, anche per me non devono essere eleggibili i condannati con sentenza definitiva". "Ma come facciamo ad allearci con l'Udc se non si riconosce nel principio di uguaglianza tra le persone e vota contro le norme sull'omofobia". Franceschini attacca l'idea del centro "che magari dopo la sconfitta di Berlusconi si allea a destra e noi rimaniamo all'opposizione per trent'anni". E quella di una riforma elettorale sul modello tedesco. "Nessuno però ha mai pensato che vocazione maggioritaria fosse vincere con il 51%. Alleanze sì, ma non il calderone di tutti quelli che ci stanno". Ricetta Bersani: "Dobbiamo riaprire il cantiere dell'Ulivo". "Alleanza con le forze che sono in parlamento", scandisce Bersani: Udc, Di Pietro, "tutti, naturalmente vedendo i problemi che ci sono". Rifondazione? "Il problema non si pone".

Su scuola, università e ricerca, Bersani chiede una riforma condivisa: "Fermate i carri un attimo, discutiamo per un impegno parlamentare assistito dalle migliori intelligenze che abbiamo in questo paese per una riforma formativa del nostro sistema", dice. E se Marino mette l'accento sul merito: "Valutazione dei prof in base al merito e quelli che non vogliono, mandiamoli in pensione e sostituiamoli con giovani che accettano di essere valutati". Franceschini lo mette sull'uguaglianza. "Il figlio dell'operaio e quello del notaio devono avere le stesse opportunità".

Sulla crisi, scambio di colpi tra Marino e Bersani. Il chirurgo rilancia la sua ricetta: investire nell'economia verde e invita a prendere posizione sul nucleare. "Marino, abbi pazienza, ho fatto il ministro dell'energia, non ci penso proprio a fare il nucleare", gli dice Bersani. E Franceschini si accoda: "Marino, perché non provi a mettere in campo le tue idee senza dirle da un piedistallo?".

Infine gli appelli al voto. All'insegna della sobrietà per Bersani: "Votateci, aiutateci a fare bene il nostro mestiere". Anti-berlusconiano per Franceschini: "C'è molta delusione, ma questo voto è importante, dateci forza, se non verrete a votare sarà contento Berlusconi". All'insegna del Pd che verrà per Marino: "Venite a milioni, le cose che non funzionano si possono cambiare, con il vostro voto possiamo costruire un partito laico, untio, che decide, capace di allontanare questa destra sciatta, illusionista, che non ha il senso del governo". Si chiude così, con un appello al voto a tre voci, il primo - e forse ultimo -contro televisivo.

16 ottobre 2009

 

 

 

 

Guida alle primarie del 25 ottobre

Domenica 25 ottobre si vota per le primarie del Partito Democratico. Bersani, Franceschini e Marino presenteranno una o più liste a loro collegati: ogni lista comprenderà i candidati alla composizione dell'assemblea nazionale del partito, che durante la sua prima riunione dopo le primarie eleggerà il nuovo segretario del partito. Perché l'assemblea elegga un segretario, è necessario che un candidato ottenga la maggioranza assoluta dei consensi. Qualora nessuno dei tre candidati dovesse ottenere la metà più uno dei voti dei componenti l'assemblea nazionale, si procederà a un ballottaggio tra i primi due classificati.

Dove si vota

I seggi saranno dislocati in tutti i comuni d'Italia. Nei prossimi giorni il Pd renderà noto l'elenco dei seggi elettorali, comunicando in quale seggio dovranno recarsi gli elettori, secondo il collegio elettorale di residenza.

Chi può votare

Hanno diritto di partecipare al voto tutti i cittadini italiani, comunitari o extracomunitari in possesso del permesso di soggiorno che, a partire dal compimento del sedicesimo anno di età, si riconoscono nella proposta politica del Partito Democratico, si impegnano a sostenerla alle elezioni e accettano di essere registrati nell’Albo pubblico delle elettrici ed elettori e versano un contributo di 2 euro. Studenti e lavoratori fuori sede sono esentati dall'obbligo di votare nel proprio collegio di residenza. Gli studenti e lavoratori, muniti di documento di riconoscimento, debbono presentarsi entro le ore 19 del 23 ottobre 2009 presso la sede provinciale del Partito Democratico, dove studiano o lavorano, e comunicare la loro decisione di votare in quella sede provinciale anziché nel seggio del luogo di residenza. Oppure, qualora impossibilitati a raggiungere la sede provinciale del PD, gli studenti e i lavoratori fuori sede, possono inviare alla Commissione provinciale per l’elezione del 25 ottobre, via fax o email, la domanda di esercizio del voto, corredata da copia del documento di riconoscimento. La Commissione provinciale, presso la quale l’interessato ha fatto richiesta deve comunicare al richiedente, entro le ore 12 del 24 ottobre, il seggio a lui assegnato per la votazione.

Come si vota

Gli elettori ricevono due schede: una celeste per le liste collegate al segretario nazionale, una rosa per le liste collegate al segretario regionale. Il voto si esprime tracciando un unico segno su una delle liste collegate ai candidati. Le liste sono bloccate: non è previsto voto di preferenza.

Per altre informazioni

Sul sito del Partito Democratico è presente una sezione speciale dedicata alle primarie, con altre informazioni utili. Inoltre, è attivo il numero 848 888800.

13 ottobre 2009

 

 

 

Primarie Pd, Bersani e Franceschini: "Via lo sbarramento del 50%"

di Mariagrazia Gerinatutti gli articoli dell'autore

Bersani è stato il primo a dire sì. E subito dopo anche Franceschini si è detto d'accordo. Via lo sbarramento del 50 per cento. Chi prende più voti alle primarie diventa segretario. Anche se non dovesse superare la metà dei voti. Così recita la proposta avanzata dal fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari. Bersani e Franceschini fanno a gara per sposarla. Ma Ignazio Marino non ci sta: "Le regole ci sono e vanno rispettate".

Le regole del gioco, anzi, meglio, il regolamento previsto dallo statuto del Pd, infatti, contempla due differenti scenari. Primo scenario: uno dei tre candidati supera il 50% e diventa segretario. Secondo scenario: nessuno supera il 50%. A quel punto spetta all'assemblea eletta con le primarie eleggere a maggioranza semplice il segretario. Scelta che, da regolamento, può ricadere su uno qualunque dei tre candidati. E che può essere scontata se tutti i delegati ricalcano il voto delle primarie. Ma può anche lasciare spazio ad accordi ed esisti imprevisti. Il regolamento, appunto, non preclude nessuno scenario.

Ma se andate a rivedere il sondaggio fatto da l'Unità durante la Convezione nazionale di domenica scorsa vedrete che la prospettiva di una vittoria decisa dagli accordi non andava giù nemmeno ai nostri intervistati. Ai delegati avevamo chiesto, al di là di ciò che prevede il regolamento: cosa succede se nessuno dei tre candidati dovesse raggiungere il 50% dei voti necesari all'elezione immediata?

Il 66,7% ci ha risposto che l'esisto delle primarie dovrebbe essere sovrano comunque, anche se nessuno dei tre candidati dovesse superare il 50%. Perché, in ogni caso, il più votato alle primarie è moralmente il segretario del Pd. Quindi no, ad accordi e patti per eleggere segretario il secondo o il terzo "classificato" alle primarie, ci hanno risposto gli intervistati. Anche se un 33,3% ritiene che se il regolamento lo consente allora non c'è nessun altro ragionamento di opportunità politica che tenga.

La proposta di Scalfari rimescola le carte. "Sono orientato a riconoscere la vittoria di chi prende un voto in più alle primarie", fa sapere subito Bersani: "Le regole ci sono e non possiamo illuderci di cambiarle in corsa, ma se parliamo di politica, allora dico che sono assolutamente favorevole a riconoscere come segretario chi prende un voto in più alle primarie".

E a stretto giro Franceschini rilancia: "Ho sempre sostenuto che la scelta di affidare la decisione su chi tra di noi deve diventare segretario sia il popopolo delle primarie, cioè tutti quegli elettori che si aggiungono agli iscritti che hanno già votato nei circoli e che naturalmente torneranno a votare il 25 ottobre", rivendica la parternità del ragionamento e del tema. E la battaglia a difesa dello strumento-primarie. Per questo - dice- "mi fa piacere che anche Bersani riconosca che dopo la fase importantissima degli iscritti, la sovranità è agli elettori il 25 ottobre e mi pare assolutamente sensato che chi tra di noi arriverà primo diventi il segretario del Pd anche se non raggiungerà il 50% dei voti previsto dallo statuto".

La parte del "guastafeste" la fa invece Marino che ricorda agli altri due che il rispetto delle regole non è un optional. "Cambiare le regole delle primarie a metà partita ricorda più le politiche di Palazzo che quelle del Pd che vorrei", replica a muso duro Marino. "La proposta secondo cui diventerà segretario del Pd chi ha ricevuto il miglior risultato alle primarie, pur non avendo ottenuto la maggioranza assoluta dei voti, è estranea all'attuale regolamento, scritto e approvato da Franceschini e Bersani", insiste.

"Viene il sospetto - afferma il senatore candidato -che l'entusiasmo con cui Bersani e Franceschini hanno avanzato l'idea sia figlio di una logica di accordo sotterraneo fra pochi per scavalcare la democrazia dei tanti. Io non ci sto".

Da una parte, spiega Marino: "Mi pare davvero un'ovvietà in termini politici, che non era dunque necessario sottolineare, che chi prenderà più voti degli altri avrà più chance di diventare segretario, non per accordi di potere ma per rispettare la volontà espressa dagli elettori. Ma fare questi accordi prima del 25 ottobre, a prescindere e a dispetto dei programmi, dei contenuti e delle scelte discusse in questi due mesi da centinaia di migliaia di persone, quando i giochi sono aperti e nessun risultato può essere dato per scontato, significa assecondare ancora una volta quella logica delle correnti di cui sono vittime Bersani e Franceschini".

"Sono convintissimo che la gente deciderà da sè risolvendo il problema dell'elezione del segretario del Pd senza bisogno di altro", replica Bersani, che precisa l'accento da dare alla sua risposta: "Le regole statutarie non possono essere cambiate dai candidati. Dopodichè c'è la politica: se nessuno dovesse superare il 50% a quel punto, senza cambiare le regole, mi sentirei in dovere di tener conto dell'indicazione fondamentale che ha dato l'elettore".

14 ottobre 2009

 

 

il SOLE 24 ORE

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.ilsole24ore.com

2009-10-24

Pd, operazione primarie:

alle urne attesi in 2 milioni

di Laura Squillaci

2009

Documento / Le regole

Inizia il conto alla rovescia per le primarie del Pd. I tre candidati giocano le loro ultime carte pensando al futuro del partito. E sfruttano le ore finali per lanciare vecchi e nuovi cavalli di battaglia.

Dedica le sue battute finali alle donne l'attuale segretario Dario Franceschini. E da Palermo (dove si attendeva l'annuncio del suo secondo vice - una donna, Debora Serracchiani in pole position - dopo quella di Jean Léonard Touadi che lo ha accompagnato nell'intera giornata) propone una legge per tutelarne la dignità. "L'uso del corpo delle donne è diventato insopportabile. La tv presenta corpi come oggetti. Le donne come oggetto di consumo: questo è il modello patinato dell'Italia berlusconiana". Inaccettabile per Franceschini che dalla Sicilia nel suo "discorso alle donne" invita il Parlamento a "fare una legge che sanzioni i comportamenti contro la dignità delle donne. Mi chiedo: può essere la bellezza il requisito per l'accesso alle istituzioni? Se chi ha offeso le donne non sente il bisogno di chiedere scusa, lo faccio io a nome di tutti gli uomini". Franceschini - che oggi chiude la campagna elettorale a Ferrara con una tappa a Udine insieme alla Serracchiani e l'ultimo discorso a Marzabotto - ribadisce il suo desiderio di unità del partito. Un'unità che non è in discussione. Se sarà lui a vincere le elezioni vorrà al suo fianco gli sfidanti Bersani e Marino mentre si metterà a disposizione del vincitore in caso di sconfitta.

Non teme l'ipotesi di scissione Pierluigi Bersani. Che da Novara preferisce ricordare quale sia il suo vero obiettivo: creare un'opposizione che faccia l'opposizione ma che nel frattempo lavori già a un'alternativa di governo. Un'opposizione che deve far politica e che non si "misura su chi è più bravo a gridare contro Berlusconi, ma su chi è più bravo a creare una proposta che sappia far breccia tra i cittadini". L'ex ministro dello Sviluppo economico, che oggi chiude la sua campagna alla marcia del lavoro a Milano, parla anche di numeri. Che si preannunciano più risicati rispetto a quelli che caratterizzarono le primarie del 2005 (quando a votare furono 4,3 milioni e oltre tre incoronarono Romano Prodi come lo sfidante di Berlusconi alle politiche del 2006) e quelle del 2007 (furono in 3,5 milioni). "Credo che se voteranno un milione e mezzo o due di persone potremmo considerarlo un gran risultato". E se non si dovesse raggiungere la maggioranza assoluta dei consensi? "Ci penserà la gente a evitare questa ipotesi" ha detto sicuro Bersani. Che si sofferma anche sulla scelta di Franceschini di indicare Jean Léonard Touadi come vice segretario in caso di una sua vittoria. "Io ho in testa un modello di organizzazione che non è la formula dei ticket", è il suo commento.

Anche Ignazio Marino torna sul Pd che verrà. E da Monza dice: "Basta parlare di noi, bisogna parlare dei problemi del Paese. Mi fa piacere che siano state indicate delle brave persone, ma alla gente questo non interessa. La gente vuol sentire parlare di sanità, di scuola, di crisi economica, questioni sulle quali il Paese ci chiede delle risposte". Poi la proposta: devolvere ai terremotati dell'Abruzzo i soldi che verranno raccolti durante le primarie.

24 ottobre 2009

 

 

 

2009-10-22

ranceschini a sorpresa sceglie il congolese Touadi come vice

22 ottobre 2009

Jean Leonard Touadi è il nome indicato da Dario Franceschini come vicesegretario del Partito democratico nel caso il segretario uscente vincesse le primarie.

"Ho scelto Touadi - ha spiegato Franceschini presentando in conferenza stampa il suo vice - per la sua storia, perchè è un politico di livello e anche perchè è nero, non voglio essere ipocrita. Bisogna sfidare culturalmente la destra e svegliare il nostro paese perchè l'Italia è già una società piena di nuovi italiani e una delle battaglie più importanti è prendere coscienza che siamo una società multietnica e rompere il legame tra criminalità e immigrazione".

Touadi è nato in Congo ed è dal '79 in Italia ed è parlamentare del Pd. Dall'86 è cittadino italiano e dopo 3 lauree ha fatto il giornalista conducendo per anni su Rai Due 'Un mondo a colori'; è il professore universitario presso l'università di Tor Vergata.

Touadi sarebbe, in caso di vittoria di Franceschini alle primarie, il primo vicesegretario di colore di un partito in Italia. Ma non è nuovo alla politica visto che nel 2006 Walter Veltroni lo nominò assessore alle Politiche Giovanili ed è deputato dal 2008. "Ho sempre evitato - ha spiegato Touadi - di entrare nel gioco che trasforma gli immigrati in folklore ma è chiaro a tutti che non sono nato a Trastevere. Dal '79 ho fatto una scelta d'amore per l'Italia che non deve temere la novità dell'innesto di culture. Mi sento, come già accadde quando divenni assessore, un privilegiato e oggi accetto la proposta impegnativa e coraggiosa di servire il Pd in un momento così delicato per la democrazia in Italia".

Intanto l'ex premier Romano Prodi ha fatto sapere che dagli Stati Uniti dove si trova per un ciclo di lezioni Brown University, voterà alle primarie del Pd utilizzando il seggio on-line previsto per chi è temporaneamente all'estero. Per poter votare per via telematica dall'estero il Presidente Prodi si è registrato neigiorni scorsi come previsto dal regolamento, fa sapere il suo ufficio stampa.

Il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino conferma che andrà a votare alle primarie "anche per far vedere che in questo Paese c'è una risposta dell'opposizione; naturalmente darò il mio voto al segretario regionale del Partito ma voterò scheda bianca per la segreteria nazionale".

22 ottobre 2009

 

 

 

 

 

2009-10-17

Sfida per la leadership nel Pd: i candidati alla prova tv

2009

Pierluigi Bersani (LaPresse)

Il confronto tv tra i candidati alla segreteria del Pd

DOSSIER / Verso le primarie

Un dibattito all'americana, in quello che è un classico confronto televisivo: i tre candidati alla leadership hanno tempi contingentati, i due conduttori, Maurizio Mannoni e Tiziana Ferrario, pongono domande secche. La scenografia all'Acquario romano è essenziale: i tre seduti dietro scrivanie di cristallo, Ignazio Marino al centro, Pier Luigi Bersani e Dario Franceschini nei tavoli laterali.

Rigorosissime le regole per la composizione della platea: per evitare l'effetto claque ad ogni mozione é stato attribuito un numero di 50 posti in platea, distribuiti, in modo che non ci siano quelli concentramenti da una parte o dall'altra. Niente curve, cioè.

Sull'elezione del segretario Franceschini invita ad escludere pasticci. "Bisogna evitare - dice- che l'assemblea nazionale elegga segretario chi magari è arrivato secondo alle primarie ma non ha preso la maggioranza assoluta e per questo serve un impegno politico". E ribadisce: "chi il 25 ottobre prenderà un solo voto in più degli altri dovrà diventare il segretario del Pd".

Bersani è d'accordo: "in quell'occasione i cittadini decideranno e faranno in modo che si affermi uno di noi in prima battuta". Resta "convintissimo delle primarie", ma sottolinea "il problema é perfezionarle perché non si rovinino".

 

I tre affrontano la questione Binetti

Per Franceschini "è giusto concedere la libertà di coscienza su temi eticamente sensibili all'interno di un grande partito. Ma il caso della Binetti non c'entra niente con questo". Perchè l'esponente Pd, dice il segretario "ha votato contro una norma sacrosanta per la lotta alla discriminazione e per il rispetto delle persone: principi fondanti del Pd".

Duro anche Ignazio Marino: "Se non credi nell'uguaglianza delle persone non puoi stare nel Pd. Quelli che non si sentono laici dentro il cuore, a questo giro, perchè non li lasciamo a casa?".

Pier Luigi Bersani non crede "a un segretario che dice chi esce e chi entra. Credo alle regole. Chi sgarra due o tre volte va fuori".

Ma quale tipo di opposizione all'attuale maggioranza di centrodestra hanno in testa i tre candidati?

Con chi "calpesta le regole" non c'è possibilità di dialogo, secondo Dario Franceschini che promette opposizione dura se sarà rieletto e assicura che "si batterà contro eventuali tentativi di inciucio".

Bersani rimprovera al segretario di aver "chiacchierato" all'inizio della legislatura con Berlusconi: "credo che sia stato un errore". Secondo l'ex ministro "il più grande anti berlusconiano è chi lo manda a casa" e per far questo occorre "segnare una novità", ovvero "presentarci come forza che pone il tema dell'alternativa, di una grande alleanza per battere Berlusconi".

Marino esorta a "fare opposizione seriamente", essendo "sempre presenti in aula a votare".

I tre parlano anche delle possisibili alleanze per il Pd

Marino si proprone di "attrarre quelle forze di sinistra che si sono allontanate", per "riportare a casa 4 milioni di elettori persi". Guarda alle "forze socialiste, ambientaliste, radicali e all'Idv come alleato naturale". Dice no all'Udc perchè "vota contro omofobia".

Franceschini precisa di non aver mai pensato che la vocazione maggioritaria volesse "dire arrivare da soli al 51% dei voti". Ma quello che vuole evitare è "fregare un'altra volta gli italiani". Perciò pensa a una coalizione decisa "attorno a un programma di cose da fare", evitando di "buttare dentro un calderone tutti quelli che ci stanno".

Su questi tema sono tre i passi che Bersani ha in mente: rafforzare il Pd "come partito che si rivolge a tutto l'arco del centrosinistra; riaprire il cantiere dell'Ulivo; creare un progetto di alleanza con le forze che sono in parlamento".

16 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

Pd, confronto al novantesimo minuto. "E ora venite in tanti a votarci"

di Mariagrazia Gerinatutti gli articoli dell'autore

"Murdoch sta già tremando...", gongola con un pizzico di ironia Walter Verini, già consigliere fidatissimo di Veltroni e ora direttore di Youdem, l'unica tv autorizzata a riprendere e trasmettere il confronto tv tra i tre candidati alla guida del Pd. Perciò godetevelo. Studiatevelo bene. Difficilmente da qui alle primarie ce ne sarà un altro. Non con tutti e tre i candidati alla guida del Pd. "Perché dobbiamo dare spettacolo in qualche studio televisivo? Un partito è una cosa seria", declina l'invito Bersani prima di accomiatarsi dalle telecamere di Youdem. Non è in tv che vuole giocarsi la partita. Anche se la partecipazione ad Annozero sembra avergli fatto un certo effetto: "Più di cinque milioni di spettatori: Berlusconi se ne parli ben o male tira sempre". Quanto al Pd, a Bersani, il confronto che si è appena concluso tra le quinte più teatrali che televisive dell'ex Acquario romano e davanti a un pubblico di 150 sostenitori, un terzo per mezione, seduti in rigoroso ordine alfabetico, basta e avanza. Lo ha visto solo chi si è collegato con Youdem, o in streaming sul sito de l'Unità, lo rivedranno in rete quelli che lo vorranno vedere. Bene così. Anche se gli altri due, invece, sarebbero subito pronti al bis. Meglio in Rai, per Ignazio Marino. Ovunque, per Franceschini, entusiasta del volto e del piglio che sta mostrando in questo rush finale.

"Per tutto il tempo ha fatto la corsa su Marino, che sugli stessi temi però è più credibile", commentano gli spin-doctor del chirugo. "Ha fatto bene: rinnovamento, laicità non sono mica roba sua, sono valori del Partito democratico", rivendica un franceschiniano. E Bersani? "Si è tenuto fuori dal battibecco, ha fatto bene, ha scelto di non iscriversi a quella gara tra i due", dicono i suoi, soddisfatti anche loro, nei bilanci del dopo-match.

Certo, alla tv, Bersani non ha concesso molto. Nemmeno un cambio di cravatta: rossa, come da tradizione. Frivolezze che lascia agli altri candidati. Anche se la partecipazione ad Annozero sembra avergli fatto un certo effetto: "Tutt'altro entusiasmo mostra il terzo candidato, Ignazio Marino, che per l'occasione ha tirato fuori dal cassetto una cravatta favolosa. Nel senso che ritrae la favola della tartaruga e della lepre. Un portafortuna: "Alla fine in Esopo è la tartaruga che vince". Franceschini va d'azzurro. Ma, look a parte, è quello che cerca di più il modo per bucare lo schermo.

La battuta più efficace? Rapida carrellata sui novanta minuti di confronto serrato. Nei capannelli fuori dalla Acquario romano riparte la gara. "Franceschini che attacca Bersani su Bassolino". Esattamente quando, a proposito di errori, dice allo sfidante: "Io non avrei mai messo Bassolino capolista alle primarie". Touché. E per Bersani? Non ci sono dubbi. Cinquantesimo minuto. Si parla di Berlusconi, dialogo e crisi istituzionale. Franceschini dice: "Non c'è spazio per il dialogo con chi calpesta le regole". E Bersani ribatte: "Mi sembra che questa legislatura la abbiamo iniziata chiacchierando con Berlusconi". Anche qui però un Franceschini barricadero scolpisce nella pietra la sua frase: "Mi metterò di traverso a pacche sulle spalle sorrisi e inciuci che dodici anni fa hanno impedito di fare la legge sul conflitto di interesse". E Marino? La battuta più bella secondo i suoi sostenitori: "Quando dà a Dario e Pier Luigi dei personaggi del secolo passato e gli chiede: voi che avevate un ruolo nel secolo passato perché non avete fatto allora quando si poteva fare la legge sul conflitto d'interesse?".

In novanta minuti si è parlato di tutto. Sanità, crisi, immigrazione. "Sì agli immigrati, senza immigrazione questo paese non può avere futuro. No al burqa, la mia integrazione è guardarsi negli occhi", scandisce un Bersani in sintonia con la Santanché. E poi nomine Rai, alleanze, partito: "E' la decima intervista che leggo di Chiamparino su quanto è scontento del Pd, ma io dico: dobbiamo starci dentro questo partito, tenercelo stretto", attacco di Bersani al fronte franceschiniano. "Metà della mia squadra la sceglierà in base al merito", accenna un po' incauto Franceschini. "E l'altra metà?", si domanda il pubblico. La parola tabù la pronuncia Marino: "correnti". "Il Pd di Franceschini è vittima delle correnti che non vogliono il rinnovamento". E non solo. Si parla del caso Binetti. "E Fioroni, Dorina Bianchi, Bosone? Devo fare i nomi di tutti quelli che voterebbero come la Binetti sul testamento biologico?", incalza Marino, in uno dei momenti più caldi del confronto.

Serratissimo tra lui e Franceschini, che uno per uno cerca di strappare al terzo candidato tutti i temi che in questi mesi Marino ha messo sul tappeto. Mentre Bersani sembra starli a guardare fuori dalla ring. Si scomoda giusto per ricambiare un paio di montanti. E lascia cadere anche quando Franceschini, più preso a recuperare terreno su Ignazio Marino, gli ricorda che dopo le dimissioni di Veltroni "nessuno si è fatto avanti".

GLI ALTRI TEMI DEL CONFRONTO

Sulla sanità, Marino apre subito le danze. "La politica deve uscire dal controllo della sanità pubblica. Deve smettere di nominare i primari. Le persone devono sapere che il primario non è quello che è più amico del segretario di partito ma il più bravo". E Franceschini gli va dietro, bacchettandolo: "Hai ragione, ma così si rischia di esser generici: gli assessori regionali non devono nominare i direttori delle Asl che poi nominano i primari, si può fare per legge o con un atto unilaterale nelle regioni in cui governiamo, come propongo io".

Sull'immigrazione, la convergenza non è massima. "Sì agli immigrati, senza immigrazione questo paese non può avere futuro. No al burqa, la mia integrazione è guardarsi negli occhi", scandisce un Bersani in sintonia con la Santanché. Mentre Marino infligge a Franceschini la lettura di tutto ciò che è stato detto e contraddetto sui respingimenti da lui stesso e da altri esponenti del Pd. "I respingimenti vanno fatti rispettando la legge", replica Franceschini. Per ilr esto: "L'opposizione deve spiegare le buoni ragioni dell'accoglienza, farci sentire quando la destra calpesta i diritti dell'uomo".

Sulle primarie, Franceschini cerca il coupe de theatre e tira fuori una dichiarazioni di Marino datata 5 ottobre e rilancia il "lodo Scalfari": "Eri tu che proponevi chi prende più voti vince, adesso perché ti tiri indietro?". "Le regole vanno rispettate, così mi hanno risposto quando ho proposto di allungare di dieci giorni il tesseramento".

Caso Binetti, Franceschini prova a giocare d'anticipo. "La legge contro l'omofobia era una norma sacrosanta, non valeva nemmeno la libertà di coscienza", la attacca lui per primo. E Dorina Bianchi che vuole l'indagine sulla Ru486 allora? Replica Marino. Ricetta: "Quelli che non si sentono laici dentro il cuore, a questo giro perché non li lasciamo a casa". Bersani la vede così: "Non lo ordina il dottore di fare il parlamentare, se sei lì non puoi ragionare solo con la tua coscienza ma devi accettare una disciplina, vale il vincolo di maggioranza salvo deroghe che devono essere stabilite da un organo statutario".

Sui diritti civili, Marino e Franceschini parlano due lingue diverse. Marino parla di "civil partenership", adozioni per i single e anche "liberalizzazione delle droghe". Franceschini di "famiglia naturale".

Alleanze. Marino la vede così: "Dobbiamo riportare a casa quei quattro milioni che si sono allontanati dal Pd: socialisti, ambientalisti, radicali. E poi occupiamoci delle alleanze". Con l'Idv? "Certo, un alleato naturale, anche per me non devono essere eleggibili i condannati con sentenza definitiva". "Ma come facciamo ad allearci con l'Udc se non si riconosce nel principio di uguaglianza tra le persone e vota contro le norme sull'omofobia". Franceschini attacca l'idea del centro "che magari dopo la sconfitta di Berlusconi si allea a destra e noi rimaniamo all'opposizione per trent'anni". E quella di una riforma elettorale sul modello tedesco. "Nessuno però ha mai pensato che vocazione maggioritaria fosse vincere con il 51%. Alleanze sì, ma non il calderone di tutti quelli che ci stanno". Ricetta Bersani: "Dobbiamo riaprire il cantiere dell'Ulivo". "Alleanza con le forze che sono in parlamento", scandisce Bersani: Udc, Di Pietro, "tutti, naturalmente vedendo i problemi che ci sono". Rifondazione? "Il problema non si pone".

Su scuola, università e ricerca, Bersani chiede una riforma condivisa: "Fermate i carri un attimo, discutiamo per un impegno parlamentare assistito dalle migliori intelligenze che abbiamo in questo paese per una riforma formativa del nostro sistema", dice. E se Marino mette l'accento sul merito: "Valutazione dei prof in base al merito e quelli che non vogliono, mandiamoli in pensione e sostituiamoli con giovani che accettano di essere valutati". Franceschini lo mette sull'uguaglianza. "Il figlio dell'operaio e quello del notaio devono avere le stesse opportunità".

Sulla crisi, scambio di colpi tra Marino e Bersani. Il chirurgo rilancia la sua ricetta: investire nell'economia verde e invita a prendere posizione sul nucleare. "Marino, abbi pazienza, ho fatto il ministro dell'energia, non ci penso proprio a fare il nucleare", gli dice Bersani. E Franceschini si accoda: "Marino, perché non provi a mettere in campo le tue idee senza dirle da un piedistallo?".

Infine gli appelli al voto. All'insegna della sobrietà per Bersani: "Votateci, aiutateci a fare bene il nostro mestiere". Anti-berlusconiano per Franceschini: "C'è molta delusione, ma questo voto è importante, dateci forza, se non verrete a votare sarà contento Berlusconi". All'insegna del Pd che verrà per Marino: "Venite a milioni, le cose che non funzionano si possono cambiare, con il vostro voto possiamo costruire un partito laico, untio, che decide, capace di allontanare questa destra sciatta, illusionista, che non ha il senso del governo". Si chiude così, con un appello al voto a tre voci, il primo - e forse ultimo -contro televisivo.

16 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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